Serva
di Dio |
Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dei mondo»
(Gv 1,29).
Un quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me». Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato Gesù uscì dall'acqua, ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto»(Mt 3, 13-17)
Giovanni Battista
incontrò Gesù quando venne a lui per essere battezzato e lo indicò
come l'Agnello di Dio. Il Divin Redentore, infatti, venendo in terra, si è
assoggettato volontariamente a tutte le umiliazioni inerenti alla natura umana; ha
preso su di sé ogni nostro languore; si è fatto peccato per pagare
il nostro debito e, a prezzo dei suo sangue, ridonarci la vita della grazia e il
diritto all'eterno possesso del sommo Bene.
Al Giordano, fra il Padre e il Figlio, vi fu uno di quei particolari incontri quali
ce li fa rilevare lo stesso Vangelo come, ad esempio, sul Tabor, nell'ingresso messianico
in Gerusalemme, ecc...; la sacrosanta Umanità del Redentore, fatta quasi perno
per incardinare a Dio tutto il genere umano, rimaneva così, permeata e interamente
compenetrata dall'immensità di Amore col quale il Padre l'avvolgeva.
Il Battesimo di Gesù ci richiama al nostro battesimo, che è stato come
una risurrezione. Per i meriti del nostro Salvatore, all'anima nostra, che il peccato
di origine avvolgeva in ombre dì morte, venne aperto con questo sacramento
il luminoso cielo della grazia, e fin da quel punto ricevette dalle Tre adorabili
Persone il loro sigillo di amore.
Da tutti i sacramenti, ma in particolare dal battesimo e dall'Eucaristia, scaturiscono
con potenza massima i fiumi della grazia che irrigano il fecondo giardino della Chiesa.
(14.12.1939; 21 e 28.4.1942; 2.10.1950; cf 25.5.1944; cf 20.3.1951)
2°
Mistero della luce
Le nozze di Cana
(vedi anche qui)
In quel tempo ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino».
E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora».
La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».
Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana dì Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui(Gv 2, 1-5.12).
Alla timida proposta
di Maria che, accortasi della scarsità del vino chiedeva al Figlio il suo
intervento con certezza di fede nella sua onnipotenza, Gesù, per provarla,
diede una risposta che sembrerebbe dura e negativa.
Ma ella senza turbarsi si rivolse al Padre, il quale fu prontissimo a significare
il suo assenso, il suo compiacimento.
Gesù sentì la forza del comando paterno insieme alla domanda della
Madre, che splendeva in tutta la potenza della sua intercessione e, pieno di amore
e di ammirazione per lei, lasciò che le fosse riconosciuto il potere di anticipare
l'Ora dei suoi miracoli.
Tutte le grazie che si concedono agli uomini passano attraverso la mediazione di
Maria e, poiché la mutazione dell'acqua in vino veniva richiesta in favore
nostro, così Gesù volle che si dovesse quel miracolo alla supplica
di lei.
La Madonna tanto più concede quanto più è invocata, e vuole
che il nostro ricorso a lei sia continuo e fiducioso. (26.10.1950; 30.10.1950)
3°
Mistero della luce
L'Annuncio del Regno
Gesù si recò nella Galdea predicando il Vangelo di Dio e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo»
(Mt 1, 14-15).
Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza.
(Lc 8,15).
La meditazione
attenta dei santo Vangelo diviene per l'anima luce e vita, per conoscere, amare,
adorare il Signore, ringraziarlo senza posa, lodarlo, corrispondere alla sua grazia
e offrire in sacrificio tutta se stessa per glorificarlo e cooperare alla espansione
del suo Regno.
Ci è di esempio Maria santissima la quale, quando Gesù iniziò
la sua vita pubblica, intuì le esigenze del Padre che il Figlio si accingeva
a soddisfare in pieno, ed era un cuor solo con lui nell'accettazione e nell'offerta,
compresa del compito che doveva assolvere come Corredentrice.
Lasciandoci investire dal palpito divino del Cuore eucaristico di Gesù, possiamo
compiere una missione che abbraccia il inondo.
Infatti, un solo istante vissuto nella piena fedeltà alla Parola di Dio e
alla sua grazia ha grande valore e preziosità: è uno splendore che
attira le compiacenze dell'Altissimo. Tutti questi momenti di fedeltà, saldati
a quelli di Gesù Eucaristia, formano una catena d'oro che ci congiunge al
Trono di Dio.
Chi ne potrebbe valutare la fecondità e il merito?
(cf 9.2.1948; 4.12.1947; 6.10.1950; 1.4.1943)
4°
Mistero della luce
La Trasfigurazione
(vedi anche
Preludio
ai misteri del dolore)
Il Signore nostro Gesù Cristo ricevette onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: «Questi è il figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». Questa voce noi l'abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti N giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori
(2 Pt 1,17-19).
L'umanità
dei Cristo (nella Trasfigurazione) appariva come se già fosse glorificata,
tale quale brillò dopo la sua Risurrezione.
La sua vista comunicava un'impressione di delizioso rapimento, di gaudiosa beatitudine,
e spiega il grido degli Apostoli: «E buona ce essere qui. Facciamo tre tende!».
Là, sulla vetta del Tabor, dopo aver gustato la soavità dell'abbraccio
paterno, Gesù aveva trattato col Padre suo della sua imminente passione morte
e, con magnanimità veramente divina, aveva rinnovato l'offerta e significato
la disposizione ad una accettazione senza riserve, per nostro amore, per la nostra
salvezza.
Dal Tabor al Calvario per assicurare alle anime suprema trasfigurazione nel suo amore.
Le specie eucaristiche velano Gesù glorioso, assi, alla destra del Padre,
nel perenne esercizio del si sommo ed eterno sacerdozio, in continua perorazione
per noi.
L'unione alla sua preghiera rende accette le nostre povere suppliche.
(7.8.1947; 14.5.1942)
5°
Mistero della luce
L'istituzione della Santissima Eucaristia
(vedi anche Preludio
ai misteri del dolore)
Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione».
(Lc 22, 14-15)
Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati».
(Mt 26, 26-28)
Quale divina meraviglia
l'istituzione dell'Eucaristia!
Il cuore dei divino Maestro, pur nello spasimo della più cruda sofferenza,
traboccava di gioia ed era tutto teso nello slancio inesprimibile di una dedizione
senza risparmio per la nostra salvezza.
Questo gaudio proveniva dalle stesse profondità dei suo amore giacché,
chi ama, esulta nel potersi dare interamente per la felicità dell'amato.
A chi lo considera con fede e amore, il SS. Sacramento rivela la sua origine divina.
Soltanto la sapienza e l'infinito amore di Dio potevano istituirlo nel modo in cui
è stato istituito. Gesù ha voluto l'Eucaristia per incorporare a sé
le sue creature perché, immedesimate alla sua vita divina, possano essere
con lui ostie di lode, di riparazione e di amore.
Siamo grati al divin Padre per averci dato Gesù ed avercelo lasciato nell'Eucaristia
come via per andare a lui.
Infatti, il vero fine dell'istituzione della SS. Eucaristia è questo: sollevare
le anime fino a renderle capaci di un omaggio di adorazione in spirito e verità
degno del Padre.
(12.2.1948; 20.12.1943; 5.6.1947; 3.1.1944)
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Testi tratti da: Madre Maria Costanza Zauli, Rosario ed Eucaristia, Roma: Città Nuova, 1995/3, e da altri appunti pro manuscripto