Serva
di Dio |
Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni . volta che ne bevete, in memoria di me».
(1 Cor 11, 23-25)
1.
Giovedì scorso,
mentre partecipavo con la comunità all'ora di adorazione solenne, Gesù
attrasse a sé l'anima mia e mi portò a penetrare nel Cenacolo proprio
nel momento dell'istituzione dell'Eucaristia, e con infinita bontà mi aprì
i segreti del suo cuore.
Mi fissai nel mio Divino Maestro e lo vidi nel momento in cui, quasi trasportato
da un'incontenibile veemenza di amore, ideato il modo mirabile di appagare le sue
brame, sollevò lo sguardo al Padre per sollecitarne il consenso
Che ineffabile incontro fu quello!
Erano sempre uniti, ma quello fu un momento di particolarissima comunione dell'Uomo-Dio
col Padre suo.
Sono nell'incapacità di ridire quanto ho intuito di quell'incontro... Un mare
di dolcezza e un oceano di amarezza; perché nello stesso punto furono presenti
i trionfi, le conquiste dell'amore e le ingratitudini, le incomprensioni, i tradimenti.
Giuda era là presente, quasi ad esprimere la somma delle empietà sacrileghe
che la malizia umana avrebbe moltiplicato lungo i secoli intorno al Sacramento dell'Amore.
Vi fu una lotta immane nel cuore del Divino Maestro.
Il timore che il suo dono potesse essere causa di maggiori offese al Padre suo lo
tratteneva... Ma l'ultima vittoria volle essere dell'amore, e il cuore di Gesù
volle tenere presente soltanto il compiacimento che avrebbe tratto dalle sue anime
fedeli e amanti. Fu questo miraggio d'amore che addolcì, fino a renderle desiderabili,
le sofferenze più acerbe e tutti gli strazi dell'imminente Passione (19.11.1945).
La Madonna mi ha confidato come, nell'istante dell'istituzione del Santissimo Sacramento,
venne dal Figlio suo intimamente associata al gaudio che fece trasalire il cuore
divino allorché venne a contatto con le sue creature. Era il palpito generatore
dei vergini! Ella in quel momento agonizzò pure col Figlio prevedendo l'incomprensione,
l'ingratitudine, l'orribile tradimento con cui si rispondeva a un sì immenso
dono d'amore (20.2.1947).
Pure la Madonna ricevette l'Eucaristia durante la Cena pasquale; e tornò a
gustare le gioie dell''Incarnazione.
Ella afferma che il ricevere la Santa Comunione con le dovute disposizioni porta
alle anime effetti di grazia in tutto simili a quelli che la tennero dall'Annunciazione
al Natale di Gesù in una continua estasi d'amore (27.3.1947).
2.
La Madonna, da tempo, per
le confidenze ricevute dal Figlio, sapeva che sarebbe stato vilmente tradito da uno
dei suoi, e, con crescente ansia materna, aveva seguito tutti i passi di quel disgraziato.
Gesù, pur conoscendo la fine che avrebbe fatto il traditore, non poteva rassegnarsi
a perdere la speranza di una possibile salvezza per quell'anima, e contava sulla
libertà di lui, padrona della sua sorte fino all'ultimo istante.
Si sarebbe detto che il Divino Maestro prediligesse Giuda sugli altri, tante erano
le finezze, le attenzioni che gli usava... Lo aveva costituito quasi economo della
famiglia apostolica per dargli una prova di fiducia, e in vari modi si studiava di
insinuarsi in quell'anima proclive ad assecondare le passioni, ma nulla era valso
ad ottenere qualche buon risultato; ed ora era sulla china del precipizio.
Quale strazio per Gesù e per la Madre sua! E quale mistero!
Come e quanto fu scongiurato il Padre per ottenere la revoca della sentenza che già
pesava sul traditore!
Anzi, Maria, venuto il crepuscolo di quel giorno fatale, non riuscendo più
a dominare la sua ambascia, con tutto il riserbo e la segretezza che il caso richiedeva,
cercò di porsi sulla via che conduceva al Cenacolo, mantenendosi nascosta
fino a quando il disgraziato apostolo vi si portò.
Arrivò ultimo, a passi concitati, in maniera che si notava in lui qualcosa
di sinistro e oscuro.
La Madonna voleva dare un tocco soavemente materno a quel cuore travolto dalla passione
e, silenziosamente, con l'espressione di un amore che si sarebbe creduto dover trionfare
di ogni più ostinata resistenza, si mise là dove quel figliolo avrebbe
dovuto necessariamente passare. Giuda di lontano riconobbe Maria ed ebbe un primo
moto di urto. Se avesse potuto sfuggirla, lo avrebbe fatto volentieri: quell'incontro
- dominato com'era da Satana - gli era insopportabile.
Ma l'amorosa Madre, ancor più accorata per quelle diaboliche disposizioni
che intuiva con tutta chiarezza, intensificando la sua preghiera all'Altissimo, si
avvicinò in maniera da non poter essere evitata. E il miserabile ebbe l'ardire
di disprezzare Colei che veniva ad offrirgli la salvezza!
Con un urtone villano la respinse, quasi gli tardasse il momento di entrare là
ov'era atteso, e bieco, torvo, si precipitò nell'atrio del Cenacolo.
Vorrei essere capace di riprodurre l'espressione del dolore di Maria Santissima in
quel momento...
Lo sguardo sollevato in alto, le mani con le dita intrecciate sul cuore. Pareva la
viva statua della sofferenza
«Sì, figliola, afferma Ella stessa, lo strazio sostenuto per la morte
del mio Gesù ai piedi della Croce non ebbe l'amarezza di quello schianto!».
Inoltre, Ella sentiva quanto passava in quel momento nel cuore del Figlio e, col
tradimento di Giuda, aveva presenti quanti nel corso dei secoli, per loschi fini,
per il più basso interesse, avrebbero rinnovato quel sacrilego mercato...
(16.2.1951).
Dopo la trafittura lacerante del tradimento di Giuda, altra pena sentitissima fu
per il cuore sensibilissimo del Divino Maestro l'incomprensione, la scarsa corrispondenza
dei suoi là nel Cenacolo, nell'ora delle supreme effusioni dell'amore.
Gesù doveva toccar con mano quanto quei suoi prediletti fossero lontani da
Lui, chiusi nelle loro idee, nei loro pregiudizi, ben diversi dal come li avrebbe
desiderati.
Lo stesso Pietro, che Gesù amava d'intensissimo amore come colui che aveva
eletto a pietra fondamentale della sua Chiesa, fra breve, nonostante le sue proteste
di fedeltà, lo avrebbe vilmente rinnegato...
Come avrebbe bramato il Signore di poter presentare al Padre come primizia dell'opera
sua il più luminoso trionfo della grazia nei pochi prescelti! Il suo amore,
pur maternamente magnanimo nel compatimento, non poteva velare la verità.
Come uomo, Gesù ne soffriva intensamente, sebbene alla sua divina prescienza
fosse nota la mirabile trasformazione che lo Spirito Santo avrebbe operato nel collegio
apostolico.
A Lui, intanto, quella soddisfazione era negata; e ciò gli cagionava un'inesprimiiíle
sofferenza.
Pareva che il cuore del Maestro ne rimanesse crudelmente lacerato, ancor più
che non lo sarebbero state le sue carni sotto la sferza dei flagelli (20.2.1951).
Maria Santissima, che intuiva tutto, quanto soffrì anche per questo! Il Figlio
di Dio veniva per offrirsi in sacrificio di riparazione e questo era pure il programma
assegnato alla Madre sua. E per amore! La Vittima redentrice sarebbe stata immolata
dall'amore. Come ciò appare evidente dall'ultima infuocata preghiera di Gesù
nel Cenacolo! Vi si respira l'ampiezza della sua carità, nel gaudio della
certezza che dal suo sacrificio sarebbe venuta alle anime la grazia per vivere perfettamente
il suo Comandamento nuovo, giungendo - per Lui - alla consumata unità col
Padre (8.3.1951).
3.
Parla Gesù: «Fu
una forza travolgente, un ardore incontenibile di divina carità che mi spinse
ad istituire l'Eucaristia.
Fu l'amore per le mie creature, il desiderio di potermi unire intimamente ad esse
fino a farmi una cosa sola con ciascuna onde sollevarla con me al Padre, che mi determinò
ad inabissarmi nell'annientamento sacramentale.
La mia brama più ardente era ed è quella di poter ammettere le anime
alla più intima comunicazione di amore col Padre mio, di svelare ad esse i
suoi tesori di grazia e i suoi disegni di misericordia. Fin dall'istante dell'istituzione
del gran Sacramento, al mio sguardo profetico furono presenti tutte quelle creature
che il divino disegno avrebbe associate alla mia opera redentrice, e per tutte, che
avrei potute stringere nell'abbraccio della comunione, il mio cuore ebbe un palpito
d'immenso amore.
Per le consacrate si sprigionò dal mio petto una tale corrente di amore che
sarebbe rimasta nella sua efficacia fino alla consumazione dei secoli, traendo a
me innumerevoli schiere verginali e conferendo ad ognuna la forza di vincere ogni
ostacolo ed ogni umana lusinga.
Questo fuoco, questo ardore di carità arde vivo nel Santissimo Sacramento;
e quando l'anima si abbandona interamente alla sua forza, viene purificata, liberata
da tutte le scorie e trasformata dalla grazia così da venire gradatamente
identificata a me.
Se le mie creature sapessero quanto sono amate!Dall'istante in cui scesi nell'annientamento
sacramentale, pregustai la gioia che avrei provata quando esse si sarebbero date
vinte al mio amore (11.8.1942).
Se conosceste il dono di Dio e quale fonte d'acqua viva avete sempre a disposizione
nel Sacramento eucaristico, quanto più copiosamente ne attingereste!»
(5.9.1942)
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