Paolo Risso |
«Come sei bella, amica mia, come sei bella!» -
«Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso!».
(Cantico 1,15-16)
Ormai tra Gesù e
Palmina erano state scambiate promesse d'amore. Lei era ancora tanto piccola. Ma
Gesù si era impegnato a farla crescere. Non poteva mancare alla parola data.
E fece dilagare su di lei la sua luce, il suo amore, le sue grazie di predilezione.
Come aveva fatto con l'apostolo Giovanni ai piedi della croce, affidò Palmina
a Maria, sua Madre. «Fu la Vergine santissima - riconoscerà -
ad aprire la via ai tanti favori che avrei ricevuto in seguito».
Il papà le aveva insegnato a ricorrere alla Madonna in ogni necessità,
perché solo chi le vuol bene può essere certo della sua eterna salvezza.
Palmina la sentiva presente, vicina ad ogni istante, la pensava come una Mamma tenerissima.
Maria la porterà a un'intimità profonda con Gesù.
Una sera del 1895 si celebrava nella chiesa di San Francesco la festa di san Savino,
uno dei patroni di Faenza. Vi parteciparono papà Giuseppe con i figli Vincenzo
e Palmina. Rientrando a casa, quando era già buio, si trovarono davanti due
ubriachi dai gesti poco rassicuranti.
I tre temevano l'uno per l'altro. Papà e Vincenzo cercavano di proteggere
Palmina. La quale, improvvisamente, vide davanti a sé la Madonna, in uno stupendo
sfondo luminoso. Non si sorprese troppo della visione: non le era forse sempre accanto?
Non le parlò, Maria, ma Palmina comprese che era venuta a proteggerla, come
a dirle: «Bambina mia, non aver paura, la tua Mamma celeste è qui con
te, ti assiste e ti proteggerà sempre». L'accompagnò fino alla
porta di casa e la piccola la guardò a lungo, finché non disparve.
La Madre di Dio la arricchì di luci nuove.
«Da quel benedetto incontro - racconta - notai una grande diversità
in me: incominciai a comprendere tante cose alle quali non si pensa a quell'età
e non fui più bambina. La sola vista della Madonna mi aveva fatto intuire
quanto il Signore ami le anime e compresi la fatuità di tutte le gioie di
quaggiù. Gli affetti, anche più santi, li sentivo incapaci di saziare
il mio cuore; inoltre, riflettendo e osservando, non tardai ad accorgermi che sulla
terra tutto finiva, che la morte veniva a separare anche i cuori più uniti
e che l'amore delle creature non avrebbe mai soddisfatto le mie aspirazioni. Avevo
bisogno dell'Infinito, dell'Immutabile, di avere per me Colui che solo non mi sarebbe
mai venuto meno in eterno» (Diario, 32s).
Le grazie cominciarono a inondare la sua anima.
Scoprì che il sacerdote è davvero, per l'Ordine sacro, un altro
Cristo e che avvicinarsi a lui è avvicinarsi a Gesù stesso. Al
sabato, Palmina andava a confessarsi, colma di una gioia indicibile, proprio per
l'incontro con il sacerdote - prolungamento di Gesù - che le donava il suo
perdono.
Persino la mamma avvertiva questa gioia: «Non so - diceva alla figlia - quel
che tu abbia addosso al sabato!».
Il suo primo confessore era stato il cappellano della sua parrocchia, il quale, quando
fu nominato parroco, la indirizzò a mons. Alfonso Archi, canonico «penitenziere»
della cattedrale. Fu il suo primo direttore spirituale. Palmina gli aprì il
cuore, accusando le sue mancanze e narrandogli pure i doni che Dio le offriva.
Fin dal primo incontro con lui, la ragazza gli confidò: «Voglio consacrarmi
a Dio nella vita religiosa». Si sentì rispondere: «Sei ancora
troppo bambina... Aspetta fino all'età adatta... Intanto vivi da religiosa
nella tua famiglia, obbedisci e cerca di piacere al Signore».
Attraverso il suo ministro, era Gesù stesso che la guidava e la preparava
alla festa di «nozze» con Lui.
Le sue giornate erano piene:
lavori domestici, assistenza amorevole ai fratellini più piccoli... Ma dalla
prima Comunione non mancò più alla Messa con la Comunione quotidiana.
Incontrato l'Amore, come si fa a restare senza di Lui? Impossibile per un cuore innamorato!
Si alzava prestissimo, anche se era poco più di una bimba. Una mattina, alle
cinque, mentre andava in fretta alla chiesa, si trovò davanti un grosso cane
nero, sbucato da una siepe con le fauci spalancate, pronto a saltarle addosso.
Invocò l'aiuto di Dio. Subito si presentò a lei un vecchietto mite
che le chiedeva l'elemosina. La ragazza gli diede una moneta e quello le rispose:
«Grazie. Non temere la rabbia di quel cane. Se potesse, ti divorerebbe, ma
non può nulla contro di te». Rivolto alla bestia, le ordinò:
«Vattene». Palmina non vide più né cane né vecchietto,
quella mattina.
Vide ancora altre volte il cane dagli occhi infuocati che tentava di impedirle di
andare alla Messa. Ma davanti a lei, la fiera doveva subito battere in ritirata.
L'incontro quotidiano con Gesù eucaristico la portava a crescere nell'amore
e nella dedizione a Lui solo. Ed era solo l'inizio di un lungo cammino d'amore.
A dodici anni Palmina appariva sempre più aperta a Lui, più matura
nell'accogliere i suoi doni e nel servire gli altri.
Una sera di maggio 1898 uscì a passeggio con il fratello Vincenzo. Le piaceva
osservare il cielo che si gremiva di stelle e, nella notte che avanzava, si faceva
più fascinoso. Quella sera il cielo le parve aprirsi in uno sfondo di luce
splendente.
Nella luce vide Gesù, bellissimo, da non dimenticarlo mai più, circondato
da una schiera di vergini che cantavano a Lui «il canto nuovo». Gesù
le disse: «Guarda se creatura umana può superarmi». Gli
rispose: «O Signore, tu sai che ti ho scelto come mio unico Amore! ».
«Sì, - le dichiarò Gesù - fin da questo momento
sarai sempre tutta mia». E la illuminò con tre riflessi di luce
e scomparve.
Vincenzo, vedendola tutta assorta, le domandò: «Che cosa fai? Che cosa
vedi? ». Rispose: «Ho guardato il cielo». «Sì, ma
tu hai visto qualcosa di più del cielo», concluse Vincenzo. Palmina
tacque con lui e con i genitori, ma essi sospettavano, a ragione, che ella vedesse
l'Eterno e gli parlasse a faccia a faccia.
Era il Cielo che le si apriva e le invadeva l'anima. Gesù stesso le si mostrava
nel suo divino splendore, affinché non avesse mai a separarsi da Lui. Commenta
Palmina:
«Tutti i quadri che rappresentano il Cristo, anche quelli degli autori più
celebri, sono niente a confronto della Bellezza divina che ammirai in quella visione.
Finalmente avevo trovato Colui che la mia anima cercava e nessun sacrificio mi sarebbe
parso troppo grande pur di tener fede alle promesse che, dopo quella della prima
Comunione, tornammo allora a scambiarci. Quante cose mi furono fatte comprendere!
Fra le altre, quella che la mia vita di grazia sarebbe stata come una bella aurora
serena» (Diario, 35).
La sua vita, nonostante le grazie eccezionali, trascorreva semplice e normale, piena
di cose comuni, come quella delle ragazze della sua età.
Dentro però non aveva che un sogno: donar si tutta al Signore. Desiderava
partire, farsi suora, dedicarsi alla cura dei malati o alle missioni per amore di
Lui, per farlo conoscere lontano, lontano. La bellezza di Gesù e il canto
delle vergini l'attraevano irresistibilmente.
Pensò persino di scappare da casa per seguire la sua via. Lo disse al Parroco
e gli domandò il suo aiuto. Rimase spaventato il buon prete: «Non mi
parlerai più di questo - le ordinò - fino a 18 anni!». Palmina
non si arrese.
Ne parlò a mons. Archi, il suo direttore spirituale, che le permise di offrire
a Dio il voto di verginità per sempre. Aveva solo 13 anni. Così il
25 marzo 1899, festa dell'Annunciazione di Maria, Palmina Zauli, ricevuto Gesù
nella Comunione, si consacrò per sempre a Lui.
La Madonna stessa - ella la vide - presentò la sua consacrazione verginale
al trono di Dio.
Proprio quando l'intimità
si fa più intensa, Dio manda la creatura prediletta tra i fratelli a compiere
le sue opere. Spesso, quasi sempre, le cose ordinarie di tutti i giorni, ma colme
di Lui, si fanno straordinarie e diventano «segno» della sua presenza.
In casa Palmina colloquiava con Lui e si prendeva cura dei fratellini come una seconda
mamma: insegnava loro a pregare e a comportarsi bene, li accompagnava in chiesa e
a scuola, li aiutava nelle cento necessità quotidiane. Cresceva già
in lei l'educatrice amorosa e ferma di domani.
Si era meritata la piena fiducia dei genitori, che la mandavano negli uffici a sbrigare
pratiche di ogni genere. Funzionari e impiegati si stupivano delle sue capacità
e le domandavano: «Che studi hai fatto, giovane così?». Rispondeva:
«Regolarmente, solo l'asilo!».
Era la catechista dei fratellini. Una volta, i bambini del vicinato sentirono le
sue lezioni e le domandarono se potevano venire anche loro ad ascoltarla. Palmina
chiese il permesso e, ottenutolo da papà, diventò la catechista di
tutta quella «tribù».
Lo seppe il Parroco, il quale la chiamò a far catechismo in parrocchia ai
più piccoli: ascoltatissima, senza che neppure il più discolo osasse
disturbare le lezioni. Era solita frequentare la prima Messa del mattino: il suo
contegno rapiva chi la vedeva. Persone adulte, anziani carichi di anni e di esperienza,
l'attendevano, all'uscita, per domandarle spiegazioni sulla Parola di Dio ascoltata.
Palmina diventava la piccola apostola del Signore.
Incontrato Gesù, viveva nell'intimità con Lui che è il piacere
sommo, la gioia sconfinata, la libertà infinita. Scoperto Lui come il senso
e la bellezza della vita, si struggeva nel desiderio che gli altri lo conoscessero
e avessero a godere della stessa gioia.
Senza volerlo, irradiava. Quando la vedevano passare, dicevano: «C'è
Palmina». A Faenza si sapeva che tutto doveva essere retto davanti a lei: le
parole, il comportamento, il vestito. Non faceva prediche: era Gesù che
in lei avvinceva.
Così i sofferenti le confidavano le loro pene e la sua parola consolava e
donava serenità e pace. Giovanissima qual era, non temeva di rivolgersi a
persone autorevoli per cercare aiuto per i bisognosi. Una volta andò in municipio
e ottenne quanto voleva.
Qualcuno, ascoltando la, si commuoveva fino alle lacrime. «Mamma - domandò
Palmina ñ perché quando parlo, chi mi ascolta piange?». «Si vede
- rispose la donna - che il Signore ti vuole un gran bene».
In una parola, neppur ancora quindicenne, godeva già una certa fama di santità
e attirava i fratelli, come solo Gesù - e i santi che lo prolungano - può
fare.
Francesco Valli era un piccolo bimbo - tra i tanti - che frequentava Palmina. Fattosi
adulto, diventò docente alla facoltà di Magistero di Urbino. Nel 1960
scrisse: «Seppi da mia madre che Palmina mi portava ogni giorno in braccio
a passeggio: singolare privilegio, perché io penso a quel suo cuore purissimo,
già tutto dedicato a Cristo, che si accostava a me innocente fanciullo e pregava
per me. Che ella aiuti me e la mia famiglia a essere fedeli a Cristo e ci ottenga
la gioia di rivederla in cielo».
Intanto nella sua famiglia numerosa le necessità erano tante. Palmina chiese
alla mamma di frequentare l'Istituto Righi, per imparare a far la sarta. Vi andò
per due settimane, ma la mamma, temendo che le suore dell'Istituto «si prendessero»
la figlia, la tenne a casa. Ella però continuò a frequentare di domenica
l'oratorio di quelle suore. Saputo che tra loro c'era una religiosa santa, la avvicinò.
Quella le disse, come leggendole dentro: «Tu hai vera vocazione religiosa.
Vi corrisponderai... Sarai anche tu crocifissa con Gesù...».
In famiglia, nella sua vita ordinaria, seguiva le indicazioni di mons. Archi, la
sua guida, e si preparava intensamente all'entrata nella vita religiosa.
Presto mons. Archi fu nominato
vescovo di Comacchio. Non era lontano da Faenza, e alla sua città tornava
spesso. Palmina continuava a essere guidata da lui. Non trascorse molto tempo, e
Monsignore passò alla sede di Como.
Non potendo più dirigerla, l'affidò al Parroco della cattedrale, don
Maccolini. Ella però sentiva che Gesù stesso la guidava alle vette.
Un giorno le «avrebbe restituito» mons. Archi.
La sua vita passava nell'attesa che davvero Gesù la portasse alle «nozze»
con Lui. Una sua coetanea, Virginia Casadio, che abitava nella stessa casa, così
la ricorda: «Non l'ho mai vista di malumore, non parlava mai male di nessuno
e faceva buon viso a tutti, era sempre contenta».
Era proprio nata per essere felice e per diffondere gioia. La sua gioia era solo
Gesù che le rendeva bella e grande la vita, anche nelle piccole cose comuni.
Ella aveva sete di stare con Lui. Nel tempo libero, con il fratello maggiore Vincenzo,
a piedi o sull'asino, andava a passeggio per le campagne di Faenza.
La mèta erano le chiese solitarie, dove Gesù eucaristico era visitato
da pochi o da nessuno. Palmina indugiava a lungo in preghiera davanti a Lui. Era
quello anche il tempo delle sue confidenze con Vincenzo.
Una mattina di primavera - era il 25 marzo, festa dell'Annunciazione di Maria - Palmina
durante la santa Messa ebbe «una certa comprensione del Mistero che si era
commemorato - l'Incarnazione del Figlio di Dio - ed era colma di gioia».
Non riuscì a trattenere il segreto della sua gioia. Al pomeriggio andò
in collina con Vincenzo a raccogliere viole. In mezzo alla campagna verde, davanti
al cielo azzurro, tra i profumi dei fiori, narrò di Maria SS. al fratello
silenzioso e attento alle meraviglie che Dio operava nella sua anima.
Si volevano bene intensamente, Palmina e Vincenzo. Quel giorno egli esclamò:
«Come stiamo bene noi due! È tanto bello intrattenersi in queste meraviglie!
Se tu non avrai altri progetti per l'avvenire, io rimarrò sempre con te per
trascorrere la nostra vita occupandoci nei santi argomenti che tanto ci confortano!».
Palmina gli confidò: «Starei volentieri con te, se il Signore non mi
avesse chiesta per sé».
«Non posso oppormi - le rispose Vincenzo - e ti prometto di aiutarti a realizzare
il tuo proposito. Sta' tranquilla, penserò ai genitori e ai fratelli».
Da quel giorno era solita parlare con lui della vocazione, sentendosi compresa in
pieno. Sapeva mantenere il segreto ed ella si confidava a lungo. «Chissà
che cosa hanno di tanto importante da dirsi?», si domandava meravigliata la
mamma. La quale non sapeva e non immaginava.
Al compimento dei sedici
anni, tentò di entrare tra le suore Vincenzine di Meldola. Ma capì
subito che il Signore non la voleva là. Quando già la domanda era stata
accettata, si vide la strada sbarrata, perché quell'istituto non accoglieva
più aspiranti minorenni.
Don Maccolini la tranquillizzò: «All'ora opportuna, provvederò
io», disse. «Intanto il Divino Maestro - racconta Palmina -
mi lavorava profondamente, dandomi anche una conoscenza della vita e delle miserie
umane, quale nessuno poteva supporre che potessi avere» (Diario,
41).
Diventava sempre più consapevole, con l'età più matura e con
le grazie che Dio le donava, della scelta che stava per compiere. Non aveva gli occhi
bendati. A 18 anni, bella e sana, disinvolta e sicura di sé, sapeva il significato
e il valore del matrimonio e ne ammirava la grandezza. Nello stesso tempo le era
concesso di comprendere sempre di più la bellezza incomparabile di appartenere
a Dio solo nella verginità consacrata. Donna tutta sua, sarebbe stata pure
madre, in una maternità senza confini.
Non era isolata in una torre. Il fratello Vincenzo portava in casa i suoi amici.
La mamma desiderava vederla formarsi una famiglia sua, ma il papà intuiva
che la figlia prediletta era chiamata «più in alto».
Un ottimo giovane, che abitava in un palazzo vicino, si affezionò intensamente
a Palmina: la vedeva insieme riservata e saggia, bella e attraente di un fascino
singolare. Ogni volta che la vedeva, le parlava con affetto. Ella non lo gradiva.
Ma Gesù stesso, una mattina, durante la preghiera, le disse: «È
un affetto buono, retto, sincero... Non ne troverai uno migliore... Sei libera di
scegliere». Palmina gli rispose all'istante: «Non parliamone neppure.
Gesù, non ci siamo forse promessi reciproca fedeltà fin dalla mia prima
Comunione?».
Qualche tempo dopo quel giovane le manifestò le sue intenzioni. «Grazie
- rispose Palmina -, ma sono già impegnata!».
Alla sera, tornando a casa insieme a Vincenzo, Gesù le si avvicinò
e le disse: «Hai risposto bene, perché veramente tu sei già
impegnata» (Diario, 41s).
Come poteva venir meno alla promessa che da anni ormai aveva offerto e rinnovato
a Gesù, ogni giorno, ogni ora? Come poteva rinunciare all'Amore divino, totale,
esclusivo, unico, per un amore umano?
Gesù è il più bello, il più grande, il più meraviglioso
dei figli dell'uomo, e nell'ora in cui provava la fedeltà della sua prediletta,
ella gli rispose il suo sì totale, fino in fondo.
Nell'età in cui le ragazze dichiarano il loro amore a un giovane uomo, Palmina
faceva la sua dichiarazione d'amore a Gesù solo, il primo e l'ultimo amore,
l'unico amore della sua vita, il figlio della Vergine, lo Sposo delle vergini.
«Sono già impegnata!», aveva detto al giovane che l'amava.
Era come dire al suo Unico Amato:
«Io amo Cristo e sarò lo sua sposa. La sua voce mi risuona armoniosa:
amando Lui, sono casta, trovando Lui, sono pura, possedendo Lui, sono vergine. Egli
mi ha dato l'anello della sua fedeltà e mi ornerà dei gioielli più
preziosi. Con lui, avrò l'Amore Infinito».
Era l'ora di partire.
prossima > |