Serva
di Dio |
Ascendo al Padre mio e Padre vostro,
Dio mio e Dio vostro.
(Gv 20, 17)
1.
Come ho seguito la Passione
e la Risurrezione, così, per una grazia della mia Madre del Cielo, ho potuto
seguire l'ammirabile Ascensione di Gesù.
La Madonna, nelle frequenti visite che il Figlio le faceva nei quaranta giorni che
ancora trascorse in terra, era stata preparata alla separazione, ma non per questo
senti meno la pena del distacco. Anzi, dopo le effusioni di una tenerezza che si
era dimostrata tanto viva, il suo cuore materno sentiva più lacerante lo strappo
sanguinoso.
Maria Santissima era presente nel luogo ove avvenne l'Ascensione, ma un poco distante
dal gruppo degli Apostoli.
Il momento fu quanto mai commovente e grandioso.
L'Umanità gloriosa del Risorto, già tanto bella e splendente, nell'atto
di ascendere, assunse una bellezza tutta divina. Si sarebbe detto che il Padre v'imprimesse
lo splendore della sua stessa Essenza in maniera ineffabile!
Gesù guardò la Madre sua, i suoi... poi volse lo sguardo in alto. Quale
poema d'amore in quegli sguardi!
Fissando la Madonna con espressione d'intensissima tenerezza e bontà, la mise
intimamente a parte dei sentimenti che impegnavano il suo cuore, le aprì la
conoscenza dei più alti misteri, delle meraviglie divine, facendole pure intendere
quanto contasse su di Lei per il consolidamento della Chiesa e per l'assistenza ai
diletti Apostoli.
Per una madre come Maria, il vedere coi propri occhi l'esaltazione del Figlio che
adorava, la felicità e le ricchezze del Regno del quale entrava in possesso,
era motivo più di gaudio che di pena. Tanto più che vedeva l'esultanza
del Padre, la gioia che gustavano nell'abbraccio che beatificava l'Umanità
del Redentore, dopo il duro travaglio della Passione.
Com'erano compensati gli obbrobri, gli abbassamenti, le umiliazioni subite! Dal Calvario
al Cielo!
L'Ascensione è il vero coronamento della Redenzione.
L'uomo che per la colpa era rimasto escluso dalla celeste eredità, in Gesù
Uomo-Dio viene a riacquistarne il diritto e ad essere innalzato fino alla destra
del Padre. È l'elevazione della natura umana che rende ammirabile questo Mistero.
Come Verbo di Dio, il Figlio non aveva perduto nulla e niente aveva da acquistare;
ma come Figlio dell'uomo, capo dell'umanità redenta, viene accolto come Re
vittorioso con onori sovrani, dall'intera Corte celeste.
Che avrà provato il cuore materno di Maria a una tale constatazione? Molto
volentieri avrebbe condiviso la sorte del Figlio; ma Egli pareva accennare ancora
ai suoi, rimasti in uno smarrimento estremo... Soltanto Giovanni conservava un contegno
dignitoso e forte, e ciò forse perché intuiva qualcosa della gloria
dell'amato Maestro.
Con quanto tatto e finezza materna Maria seppe raccogliere intorno a sé il
piccolo e smarrito gregge, per tenersi tutti uniti nella preghiera in attesa dello
Spirito promesso! (3.5.1951).
2.
Nel cuore del Divino Maestro
è l'ansia di giungere all'istante dell'abbraccio col Padre, al quale tornava
dopo aver compiuto l'opera per la quale era stato mandato agli uomini.
Dio è puro spirito, tutta luce e forza di carità, e l'incontro di Gesù
col Padre fu una reciproca effusione d'amore e di gaudio che si riversò nell'Uomo-Dio
nella glorificazione che gli venne data alla destra del Padre, riverberata su tutti
gli eletti.
Le ricchezze di gloria con le quali il Padre ha adornato l'Umanità del Figlio
superano ogni nostro intendimento. L'onnipotenza di Dio pare abbia voluto esaurire
tutte le sue possibilità nella glorificazione di Gesù, compiacendosene
ineffabilmente ed estendendo a tutti i redenti il diritto al godimento di quella
felicità (30.5.1946). Il posto che Gesù è andato a preparare
ai suoi è il grado di gloria di beato possesso del Sommo Bene che, per i meriti
della Passione, possiamo conseguire.
Il Paradiso, la felicità non è altro che Dio all'anima e l'anima a
Dio.
Chi potrà anche soltanto immaginare in qual grado e misura ciò sia
per l'anima di Gesù? Come Verbo è uno col Padre, ma dopo l'unità
fra le Persone della Trinità viene l'unione ipostatica, quale soltanto esiste
in Gesù Uomo-Dio.
Compiuta la missione redentrice, non fu più necessario trattenere l'onda del
gaudio beatificante nelle potenze superiori e, nell'Ascensione, la sacrosanta Umanità
del nostro Salvatore fu interamente pervasa dalla beatitudine.
In Cristo Capo confluisce tutta la grazia e la gloria che da Lui si riverserà
nelle membra del suo Corpo Mistico, ma quella che traboccherà nei Santi è
un minimo a confronto di quanta ne accoglie la capacità quasi infinita della
sua anima divina.
Nessuna creatura umana e angelica potrà mai comprendere l'ampiezza, la ricchezza,
la sublimità della gloria raggiunta dall'Umanità del Risorto asceso
al Cielo.
Se un minimo di beatitudine sarà sufficiente per farci pienamente felici,
se un piccolo barlume che ne raggi in questa oscurità basta per estasiarci,
che sarà la felicità di Gesù?Che sarà la nostra felicità
quando finalmente lo avremo raggiunto lassù? (6.5.1948).
3.
Avrà sofferto la
Madonna allorché il Figlio la lasciò per ascendere al Padre? Ma potrebbe
dirsi che la lasciasse, tanto erano inseparabilmente uniti?
Dopo la Risurrezione, il Sole del Verbo ascendeva trionfalmente nel cielo interiore
di Lei, terso, sereno, irradiandolo di divina chiarezza.
Prima di ascendere al Padre, Gesù aveva voluto ascendere così nel cielo
della Madre sua, e con la misura del suo amore per Lei, aveva voluto compensarla
ad usura di ogni sofferenza patita, facendola depositaria e dispensatrice di tutti
i tesori di grazia della Redenzione. In quell'istante Ella venne incoronata dall'amore
del Figlio ancor prima della sua incoronazione nella gloria.
Come si compiaceva Gesù di poter elevare ed ornare tanto la sua diletta Madre!
La Madonna, da parte sua, si teneva nel semplice atteggiamento della sua perfetta
umiltà; era tutta in Dio, nell'ammirazione, nell'adorazione, riportando nell'anima
e negli occhi il riflesso del compiacimento che leggeva nel Figlio, nel gaudio di
un amore che vinceva quello degli stessi Spiriti del Fuoco...
Così Gesù volle presentare la Madre al Padre suo; e quello fu un incontro
che potremo penetrare soltanto lassú.
A differenza di quanto avviene nei favori che vengono concessi a certe anime singolarmente
privilegiate, questo concesso a Maria Santissima non fu passeggero, ma stabile, fissandola
in un grado di unione con Dio che non avrebbe subito mutamento, continuando, anzi,
a produrre in Lei sempre nuovi e più preziosi effetti di grazia (15.5.1947).
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Testi tratti da: Madre Maria Costanza Zauli, Rosario ed Eucaristia, Roma: Città Nuova, 1995/3, e da altri appunti pro manuscripto