Serva di Dio
MADRE MARIA COSTANZA ZAULI
ROSARIO ED EUCARISTIA
contemplazioni sui misteri
*


La Madona mi ha fatto comprendere
che ogni anima eucaristica
deve riflettere in sé
le impronte dei Misteri del Rosario


La Madonna di San Luca, patrona di Bologna,
venerata nell'omonimo santuario


2° Mistero Doloroso

Il corpo del Salvatore è colpito
col tremendo supplizio
della flagellazione

 

Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe siamo stati guariti.

(Is 53, 5)

1.

Mentre il vile Pilato, che pure lo aveva riconosciuto innocente, voile condannano alla flagellazione, il Divino Maestro bruciava di amore per il Padre suo, ardeva di zelo per la sua gloria e lo ringraziava di permettergli di offrirsi a Lui in olocausto d'amore, di riparazione, d'impetrazione e di lode.
Mentre i carnefici sfogavano il loro odio crudele sulle sue carni immacolate, Gesù implorava per essi come avrebbe fatto poi per i suoi crocefissoni: «Padre, perdona loro!».
Nessuna parte del corpo venne risparmiata: dal capo fino alle dita dei piedi, ogni membro ebbe il suo spasimo.
I flagelli terminavano con pallottole di piombo uncinate che, percuotendo, laceravano fino a scoprire le ossa.
La natura umana di Gesù era tutta un fremito di rivolta e, ad ogni percossa, avrebbe gridato di venire risparmiata; ma  l'amore per il Padre e per noi gli dava la forza di ripetere con gaudio: «Per te, per soddisfare la tua giustizia; per pagare il debito dei miei poveri fratelli ed ottenere loro il dono della tua grazia».
Quale intimo incontro tra Padre e Figlio in quel momento! Se pure l'effusione del loro reciproco amore rimanesse contenuta nelle regioni alte dello spirito di Gesü, senza dare alleviamento allo spasimo che commoveva tutta la sua sensibilità.
Mentre Gesù offriva il suo Sangue, univa alla sua l'offerta di tutte quelle anime generose che lungo il corso dei secoli avrebbero accettato l'immolazione con la stessa carità e per gli stessi fini.
E tutto offri per ottenere ad esse ampiezza di grazia e forza per resistere coraggiose e serene fino al «consummatum est» (23.2.1950).
Gesù vuole che noi cerchiamo di accordare i palpiti del nostro cuore al palpito perfettissimo della sua carità per il Padre e per i fratelli. Questo palpito ha in sé tale ricchezza e ampiezza di ardore da far sentire vivissima la brama dell'immolazione, cosl come ardentemente bramava Lui il suo battesimo di sangue.
A noi rimane incomprensibile questo accordo fra il massimo dolore e la pienezza della felicità quale risuonò perfettissimo nell'Uomo-Dio; ma per la generosità del nostro Salvatore sono state addolcite tutte le nostre pene, e per la grazia, frutto della Redenzione, possiamo noi pure giungere a gustare il gaudio fin nella sofferenza (2.3.1950).

2.

Sia per Gesù che per Maria, la flagellazione fu la più oscura tappa del doloroso cammino della Passione.  Durante quella barbara carneficina che arò di solchi profon dissimi il sacro corpo del Signore, l'amore materno della Vergine risenti ad ogni sferzata tale violenza di dolore da rimanerne oppressa. Non è possibile intendere a pieno il martirio del suo cuore.
Poiché la generosa Corredentrice si era offerta con tutto lo slancio del suo amore materno ad assorbire la parte più amara del calice per alleviare il Figlio, sembrava che i colpi facessero più presa su di Lei che non sulle membra del Cristo.
Con tutta l'anima gridava al Padre come quando aveva fatto eco alla ripetuta implorazione di Gesù nell'Orto degli Ulivi: «Se è possibile, passi da me questo calice...»; e pronta aggiungeva: «Non la mia, ma la tua volontà sia fatta».
Maria rimase particolarmente trafitta quando vide deturpato il Volto bellissimo del suo Gesù; avrebbe voluto detergerlo dal sangue aggrumato, dagli sputi, dal fango, ripulendolo delicatamente come aveva fatto quando era bimbo; ma, impedita, agiva con l'affetto.
Fra Madre e Figlio fu attivissima e reciprocamente sentita questa calda corrente; e Gesù vi si refrigerò, se ne nutri come quando, bambino, si nutriva al suo petto.
Ne rimasero entrambi rinfrancati, pronti a continuare la via dolorosa fino al Calvario.
Pensiamo con ammirazione alla ricchezza di amore della quale poteva disporre la Santissima Vergine per essere di aiuto a Gesù paziente. L'esemplare perfetto della donna lo ammiriamo in Maria e tanto più nell'assolvimento dei suoi compiti più sublimi col Figlio durante la Passione (13.3.1950).
Nel colmo del dolore, la Vergine, che conosceva quale fosse la corda più sensibile del cuore di Gesù, ricordò a Lui le anime per le quali quelle strazianti sofferenze avrebbero costituito quella ricca dote di grazia per sostenersi generose e perseveranti nella fedeltà al suo amore. Quell'ora di sangue venne offerta specialmente per ottenere alle persone consacrate, vanto e onore della Chiesa, il fulgido splendore della virtù angelica.
Ricordiamo che la nostra riparazione sarà efficace ed accetta nella misura in cui la sosterremo nella soavità dell'amore e nella perfezione dell'abbandono, cosf come seppe offrirla Maria durante la flagellazione del suo Gesù (16.3.1950).

3.

Parla Gesù: «Come novello Adamo, sentivo di dover abbracciare la Passione per restaurare il capolavoro del Creatore, portandolo ad una perfezione ancor più nobile di quella che aveva avuta in origine. A questo fine offrivo tutta la mia sofferenza.
Nella crudelissima flagellazione, che ridusse il mio corpo quale verme della terra, non potendomi phi reggere sulle tremule ginocchia, caddi nella pozzanghera del mio sangue, che, aggrumato sulle carni lacere, formava tutto il mio rivestimento.
Ero irriconoscibile, deturpato nel volto per l'enfiagione e le scorticature, coi capelli ridotti quasi a corde... Eppure, dal mio cuore emanavano raggi d'amore misericordioso su quei crudeli che brutalmente m'incitavano a rialzarmi.
Unita a me, vicinissima, era la Madre mia, il mio cielo d'amore e di luce. Ella non mi abbandonò mai.
Soffriva e offriva con me, risentendo al vivo nell'anima e nelle carni, in tutta la sua materna sensibilità, le sofferenze fisiche e morali che mi tormentavano.
L'unione con Lei fu il mio conforto, il mio riposo, un dolcissimo balsamo alle mie piaghe.
In Lei volli pregustare l'appagamento che avrebbero dato al mio cuore le mie creature fedeli, in comunione alle quali si sarebbe compiuta la mia opera redentrice, il mio omaggio di amore e di glorificazione al Padre (27.2.1950).
Siate voi pure per me, come la Madre mia, cuori amanti e cieli d'amore in cui io mi possa riposare e trovare balsamo alle mie ferite (6.3.1950).

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Con approvazione ecclesiastica
Testi tratti da: Madre Maria Costanza Zauli, Rosario ed Eucaristia, Roma: Città Nuova, 1995/3, e da altri appunti pro manuscripto

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