Serva
di Dio |
L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e santo è il suo nome.
(Lc 1, 46-49)
1.
Dopo l'Ascensione la divina
Madre senti molto la mancanza della presenza visibile del Figlio, nonostante
lo ritrovasse nell'Eucaristia e lo portasse in sé.
Tutto il suo essere anelava all'amplesso eterno, e fu la vivezza di un tale desiderio
che fini con lo spezzare i legami che ancora la trattenevano quaggiú.
Anche l'anima nostra trova nel Santissimo Sacramento il suo Dio, che vorrebbe continuamente
adorare; e più ne sente la presenza e gode delle finezze del suo amore, più
ardentemente brama d'incontrarsi faccia a faccia con Lui, di vederlo tale quale Egli
è e di stringersi a Lui per sempre.
Oh, fosse anche per noi, come per Maria, la forza dell'amore quella che taglierà
i legami che c'incatenano alla terra! (5.9.1946).
Nell'ultimo periodo della sua preziosa esistenza, si andò sempre più
perfezionando nella Vergine l'unione, l'immedesimazione alla vita divina.
Gli ultimi nove giorni furono l'immediata preparazione alla sua dipartita, e l'amorosissimo
Figlio ve la dispose con tutte le finezze del suo filiale amore.
L'umilissima Madre trepidava al pensiero dell'incontro dell'Altissimo nell'eternità,
e il Figlio venne a rassicurarla dicendole che non aveva che a conservarsi nelle
disposizioni dell'Annunciazione, ripetendo ancora il suo: «Ecco l'ancella del
Signore, si faccia di me secondo la tua parola» per quanto si sarebbe operato
in Lei nel passaggio dall'esilio alla Patria, promettendole che sarebbe venuto Lui
a sostenerla in quell'ora e che l'avrebbe accompagnata al Padre suo. Intanto le andava
esprimendo l'incontenibile desiderio di averla presto nella gloria, e come fosse
attesa e bramata dalla Trinità Santissima e dall'intera Corte celeste.
Tutto le svelava di quanto e di come si sarebbe svolta la consumazione dell'olocausto
e la suprema glorificazione di Lei.
Ma su quest'ultima ascesa trionfale, simile a quella del Figlio, Ella non tratteneva
il pensiero, impegnata com'era nel disporsi alla morte (6.8.1951).
2.
La Madonna mi ha fatto
conoscere con tutta chiarezza che Ella pure realmente mori, com'era morto Gesù,
non per effetto di malattia, ma per impeto di amore, il che non esclude la sofferenza,
perché certe operazioni divine sulla creatura ancora imprigionata nell'involucro
mortale, mentre deliziano le potenze spirituali, logorano e consumano il fisico mettendolo
in un vero spasimo.
È il vero olocausto che supera ogni altro martirio.
Si consumò in odore di soavità quello di Maria, per la generosità
con la quale seppe offrire a Dio la sua consumazione.
Non è possibile intuire quello che passò nell'anima della Madre di
Dio nell'immediata vigilia del suo benedetto transito e della sua Assunzione al Cielo...
L'ardore della Divina Carità andava crescendo in Lei in maniera incontenibile.
L'alabastro prezioso stava per spezzarsi ed esalare fino al Trono di Dio il profumo
del suo purissimo unguento.
Maria, dopo aver indossato quanto aveva di migliore per il rito delle nozze celesti,
si dispose da sola nel suo umile giaciglio e, calma e serena, attese l'ultima visita
del suo Gesù che, come aveva promesso, sarebbe venuto a prenderla (6.8.1951).
Maria Santissima era già morta col Figlio (misticamente, sul Calvario); ma
dopo averlo visto ascendere al Cielo senza di Lei, era rimasta nell'attesa di poterlo
seguire, acquietando l'intensità del desiderio nell'adesione al beneplacito
di Dio; ma ora la forza stessa della Volontà divina l'attraeva. Con una operazione
di Divina Carità che non conosce l'eguale, gli ardori del Fuoco celeste sfogarono
la loro veemenza su di Lei, che vi si era abbandonata, felice di venire finalmente
consumata in olocausto d'amore al suo Dio. Sentitissima la sofferenza, ma insieme
allo spasimo e in misura eccedente tanto da sommergerlo, era l'intimo gaudio per
l'appagamento delle brame del cuore, che deliziosamente fruiva già del possesso
del suo amato Gesù.
Il Figlio, come aveva ottenuto alla Madre, in previsione dei suoi meriti, il privilegio
della Concezione immacolata, così ora, per l'applicazione dei meriti della
sua amarissima Passione, otteneva a Lei un trapasso singolarmente sereno e soave.
Dall'altissima contemplazione della Divinità, che pareva lasciar cadere ogni
velo di mistero, all'estasi, e da questa, all'immersione totale in Dio che, al principio
di una vita umana, sostituiva quello della Vita divina.
La parola non può rendere l'intuizione che ne ho avuta... La Madonna, tanto
condiscendente e buona, ha voluto per un attimo farmi sperimentare quello che sperimentò
l'anima di Lei nel momento estremo. Mi sono trovata in una tale luce, in così
splendida regione, in una così deliziosa immersione in Dio da non riuscire
più ad adattarmi alle oscurità di questo esilio... (13.8.1951).
Era la stessa Vita trinitaria che coinvolgeva nella sua luce, nel suo ardore d'infinita
Carità le potenze spirituali di Lei, e mentre le conferiva una sempre più
attraente bellezza, più fortemente la stringeva nelle sue spire, consumandola...
(9.8.1951).
3.
Non ero mai stata capace
di pensare alla morte della Madonna, ed Ella stessa, ieri, giorno in cui si fa memoria
del suo transito beato, mi diceva: «Non credere, figliola, che il mio passaggio
sia stato accompagnato da quei sintomi che ordinariamente si riscontrano nella morte.
L'ultimo periodo della mia vita terrena lo avevo trascorso in così stretta
intimità col mio Dio, in tanta veemente accensione di Divina Carità
che finalmente rimasi consumata da quelle fiamme.
E nell'istante supremo, mentre l'anima veniva favorita della più luminosa
ed attraente manifestazione che l'Altissimo potesse darmi di sé, il fragile
involucro umano rimase addormentato nel sonno di morte (14.8.1947).
Sai come devi pensarmi? Come una piccola nube di candore, una nube di neve che, investita
dal candore del Sole eterno, finisce col dissolversi e, vaporando, si perde assorbita
nella Fornace dell'Amore. Così è avvenuto il mio trapasso (9.8.1951).
Voi, continua la Madonna, non dovreste pensare con sgomento e terrore alla morte,
perché - se sarete stati fedeli - quell'ultimo giorno sarà il più
bello, quello della festa di nozze con lo Sposo, che verrà ad incontrarvi,
accompagnato da me, che non mancherò di assistervi in quel punto.
Desidero che fin d'ora facciate assegnamento sul mio intervento materno».
La risurrezione della Madre di Dio fu tenuta gelosamente nascosta; nessuno avverti
l'istante in cui avvenne. Fu per un meraviglioso spiegamento dell'onnipotenza divina,
rapida nel suo agire come nel «fiat» della creazione.
Il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, rapiti di amore per la loro Figlia, Madre
e Sposa, in un attimo infusero l'anima già beata di Maria nella salma immacolata,
dopodiché Ella si sollevò in volo trionfale, accompagnata dagli Angeli
osannanti, fino alle altezze del Trono di Dio, dal quale ricevette la massima glorificazione.
Non è possibile immaginare la gloria che l'attendeva...
In Cielo, Maria è il paradiso della Trinità Santa, nel quale il Padre,
il Figlio e lo Spirito Santo prendono le loro compiacenze. Di quale potere è
insignita questa gran Regina!
E tutto a vantaggio nostro.
Quale inestimabile dono ci ha fatto Iddio dandocela per Madre! (14.8.1947).
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Testi tratti da: Madre Maria Costanza Zauli, Rosario ed Eucaristia, Roma: Città Nuova, 1995/3, e da altri appunti pro manuscripto