Serva di Dio
MADRE MARIA COSTANZA ZAULI
ROSARIO ED EUCARISTIA
contemplazioni sui misteri
*


La Madona mi ha fatto comprendere
che ogni anima eucaristica
deve riflettere in sé
le impronte dei Misteri del Rosario


La Madonna di San Luca, patrona di Bologna,
venerata nell'omonimo santuario



Misteri della Gioia

4° Mistero Gaudioso

L'offerta di Gesù al tempio

Quando venne il tempo della purificazione secondo la legge di Mosè, (Maria e Giuseppe) portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: «ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore»; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.
Ora, a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese fra le braccia e benedisse Dio:
«Ora lascia, o Signore. che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima».

(Lc 2, 22-35)

1.

Fin dalle prime ore del giorno è stato offerto alla mia contemplazione il mistero commemorato dalla Liturgia: la presentazione di Gesù al tempio.
Mi son vista innanzi il quadro vivente e ho anche potuto contemplare come appariva esteriormente la Madonna in quella circostanza. La foggia del vestire si avvicinava a quella che si rileva nell'antica immagine attribuita a San Luca; la figura, i lineamenti, quelli caratteristici al bel tipo orientale: bruno, dall'occhio brillante e profondo.
Il Bambino, piccolissimo, tutto avvolto in lini bianchi come si costumava per gli infanti in quella regione.
Ho seguito la giovane, bellissima Madre mentre avanzava nel piazzale antistante il tempio.
Quando giunse davanti al vecchio Simeone, guidato dalle sue tracce da un impulso irresistibile dello Spirito, Ella aveva la vaghezza del giglio.
Mossa dalla grazia, sentì di dover porgere il suo Tesoro alle tremule braccia che si protendevano e, modesta, dignitosa, dominando la veemenza dei palpiti del cuore, ascoltò le parole del cantico e la finale crocefiggente profezia.
La spada tagliente le s'impresse nell'animo, e da quel punto incominciarono a risuonarle nell'intimo con sempre accresciuto spasimo quegli accenti profetici.
Era già stata illuminata sull'avvenire di quel tenero Figlio, ma la conferma di Simeone venne ad accrescervi una nuova amarezza. Il suo amore materno l'avrebbe portata a sottrarre il Figlio, a nasconderlo, e lo avrebbe voluto seppellire in sé perché non sentisse che la tenerezza del suo amore...
Eppure volle e seppe fissarsi unicamente negli adorabili decreti del Padre e lo glorificò con un'adesione incondizionata. Con piena generosità, in unione a Gesù, Maria ripeté il suo eroico «fiat», pronta a tutto pur di cooperare alla nostra salvezza. Si sarebbe detto che pure Iddio dovesse piegarsi per compassione di Lei e fare violenza a se stesso per non mutare i suo decreti... ed un nuovo sigillo della sua grazia venne ad imprimersi sul Figlio e sulla eroica Madre.
Appena il piccolo Gesù si ritrovò fra le braccia di Lei, la guardò con un eloquentissimo sguardo di comprensione e d'amore. Sarebbe stato ancora, finché bambino, in suo pieno dominio, ma questo conforto non velava alla Madre l'ineluttabile realtà di un futuro che ogni giorno più si avvicinava.
Un solo sospiro di Gesù, una sua lacrima sarebbero stati sufficienti per redimere l'umanità, ma per dare agli uomini la prova più grande dell'amore, Egli anelava fin d'allora al suo battesimo di sangue.
Maria lo sentiva e lo capiva, e si offriva a seguirlo nell'immolazione, accesa da uno stesso ardore di carità per la gloria del Padre e la salvezza degli uomini.
Mi sono fissata nell'ardore del cuore di Gesù per noi e vorrei che tutti lo sentissero... (3.2.1944 - 29.1.1951).

2.

La profezia del vegliardo diede tocchi più precisi al quadro della futura Passione di Gesù e ne scoprì la mistica continuazione lungo il corso dei secoli.
Sempre ci si sarebbe urtati in quel «segno di contraddizione» che avrebbe aperto scissioni fin nel seno della Chiesa.
Quale lacerazione al cuore di Maria questa troppo chiara previsione! Da quel momento, la Passione interiore del Figlio impegnò tutto il suo essere con una intensità di spasimo che avrebbe trovato sollievo se esternamente avesse fatto stigma.
Che cielo sereno, quale inalterabile pace, che perfetto ordine nella sua anima! Sostenendo il suo martirio dissanguante, procedeva serena.
Veramente la Madonna è la regina dei martiri.
Se non riportò visibili le impronte delle ferite, tutta la Passione s'impresse nel cuore di Lei ineffabilmente a fuoco e a sangue. La vedo nel suo atteggiamento di vittima: soave, mite, silenziosa, tale da far pensare al versetto scritturale: «Come agnello mansueto sotto la mano del tosatore, non aprirà la sua bocca». L'atteggiamento di Gesù sarà lo stesso di quello della Madre sua (3.2.1944).

Come diverso il ritorno dall'andata al tempio!
La Madonna, appena giunta alla sua dimora, strinse ripetutamente al cuore il suo Tesoro, perché in ognuno di quei contatti col Figlio sentiva un accrescimento di grazia che la corroborava, la temprava per procedere coraggiosamente fino in fondo.
La Madre divina era la sola che potesse dare pieno appagamento e adeguata riparazione a Dio.
Ora questo compito deve continuarsi particolarmente dalle anime eucaristiche.
Come vorrei che Gesù sacramentato ritrovasse in noi il soave compiacimento che gli davano l'amore, l'adorazione e la dedizione di Maria! (5.2.1951).

3.

Parla la Madonna: «Pensate come vissi il mio abbandono al Padre. Essendo stata accettata la mia offerta di collaborazione alla grande immolazione redentrice, non potevo venire risparmiata. Il giorno della Presentazione, la profezia di Simeone infisse nel mio cuore la più trafiggente delle spade.
Quanto mi costò rinnovare la mia offerta in quel momento, data la consapevolezza del profondo significato che aveva riguardo al mio Bambino, che sarebbe stato in realtà l'unica Vittima accetta! Il tenero Agnello sarebbe rimasto a me soltanto per venire allevato per il sacrificio...
Lo zelo della gloria del Padre e della salvezza delle anime mi tenne in un'adesione pienissima, ma quale strazio in quell'altissimo gaudio!
Unii la mia offerta a quella di Gesù, accettando fin da quell'istante quanto avrei dovuto dare fino alla fine.
Mi sentivo disposta a tutto, ma non potevo nascondermi la cruda verità che avevo intesa nelle parole del santo vegliardo, che cioè non tutti gli uomini avrebbero corrisposto e che per tanti il sangue redentivo avrebbe aumentato la colpevolezza. Conoscere l'immensa bontà di Dio e vedere con quanta ingratitudine venga ricambiato, quale sofferenza!
Da ciò la necessità di una continua riparazione e il desiderio di comunicare la fiamma dell'amore riparatore in maniera che, sempre, finché durerà il tempo, vi siano anime generose che si offrano a seguire Gesù fino al Calvario.
La Madre vostra ha pregato per ottenervi la forza di proseguire fino in fondo la via dolorosa» (27.11.47-2.2.1948).

La Madonna ha soddisfatto il mio desiderio di conoscere le sue disposizioni d'animo nel momento della sua Purificazione al tempio di Gerusalemme:
«Tu vorresti sapere come la Madre tua si preparò a quest'atto? Figliola, l'anima mia sentì di dovervisi disporre con la più profonda umiliazione di se stessa.
Avrei avuto ragioni tali da ritenermi del tutto dispensata da quella legge; conoscevo il mistero della mia maternità divina, ma non per questo mi ritenni esentata, conoscendo come l'Altissimo guardi con compiacenza gli umili.
Vedevo nella Verità come, per effetto del peccato originale, fosse rimasto nella creatura un velenoso residuo di orgoglio tanto tenacemente radicato da non lasciar di produrre sempre nuove ramificazioni.
Se non risentivo in me gli effetti di un tale veleno, non era che per un privilegio del quale ero stata favorita, e ciò rendeva più compresa e sentita la mia umiliazione.
Gli atti di umiltà, frutto della sincera convinzione che abbiamo del nostro nulla, sono una delle disposizioni più efficaci per accogliere convenientemente le effusioni della Grazia divina» (3.2.1949).

Mistero connesso col 4° Gaudioso
La fuga in Egitto

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».
Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio».
(Mt 2, 13-15)
Una notte Giuseppe riferi a Maria l'ordine ricevuto in sogno da un angelo di fuggirsene prontamente in Egitto per sventare il disegno dell'iniquo Erode che cercava a morte il neonato Re... Quello che in quel punto provò Maria non è possibile comprenderlo interamente: l'ansia per l'imminenza dei pericolo; l'amarezza senza fondo per l'ingratitudine con la quale gli uomini ricambiavano l'inestimabile dono fatto ad essi con l'Incarnazione del Figlio di Dio venuto per salvarli; l'incerto ed oscuro avvenire, le difficoltà, i disagi di un viaggio nella notte, in terre infestate da ladroni e da belve...
Inoltre, l'Egitto ricordava le tribolazioni, le angherie subite dai padri ed era abitato da popoli idolatri, immersi nelle più degradanti aberrazioni, lontanissimi dai loro costumi e ad essi atavicamente ostili.
Pur soffrendone immensamente, Maria e Giuseppe obbedirono con prontezza al comando del Cielo.
Il viaggio impose alla Madre il più estenuante disagio; ma Ella non pensava a sé: era unicamente impegnata a difendere, custodire, riparare come meglio poteva il suo Tesoro sul suo cuore. Con quanto amore se lo stringeva al seno! Come penetrava l'armonia dei teneri palpiti per accordarvi i suoi ed offrirli in lode di amore e di glorificazione all'adorabilissima volontà dei Padre!
La sacra Famiglia ebbe molto da soffrire in quella permanenza in terra straniera, specie per l'isolamento creato intorno ad essi dalla diffidenza degli Egiziani.
Il lavoro di Giuseppe era scarso e mal retribuito, e ciò moltiplicava le privazioni e i disagi, senza peraltro illanguidire la loro fede.
Maria, nel tempo libero dalle sue domestiche e materne occupazioni, adorava il Figlio; in riparazione delle abominazioni di quel popolo, offriva al Dio bambino un omaggio di amore che compensasse pure le offese, le ingratitudini, le freddezze con le quali era stato accolto dai suoi. Ed Egli, per mostrarle il suo gradimento, le sorrideva, imparadisandole l'anima... (18.1.1950).

Quando il fido Custode si allontanava da casa per impegni di lavoro, Maria, rimanendo sola, trepidava per le sorti del suo Bambino e ogni insolito rumore la metteva in ansia. Nel suo sensibilissimo cuore echeggiavano lugubremente le grida strazianti di tante madri che avevano dovuto assistere allo scempio fatto dei loro innocenti. Quanto soffrì Maria in quel periodo! Il Bimbo comprendeva tutto; e mentre si alimentava al suo seno, pareva che per dissetare la sua sete d'amore, bramasse satollarsi dell'intimo dolore del cuore di Lei. L'eroica generosità con la quale la Madre collaborava ai piani della Redenzione le otteneva un dono sempre in aumento di conoscenza di Dio e di partecipazione alla sua vita. E Gesù si donava a Lei in una comunione ineffabilmente più perfetta che non lo sia quella sacramentale, portandosela con sé in seno alla Trinità.
Nell'intimità della Vergine col suo Bambino si delineava già quella vita di intimità, di unione e di comunione che forma l'essenza della vita eucaristica; quella via di grazia riservata alle anime scelte a continuare i suoi uffici materni presso Gesù sacramentato.
Esternamente tutto procedeva nel modo più comune e normale. La Madonna imperniava tutta la sua attività spirituale al cardine dell'abbandono incondizionato alle direttive della volontà del Padre e non mirava che a quella, senza mai lasciarsi offuscare da troppo umane considerazioni sulle cause seconde. Tale perfetta adesione adorante spicca in maniera singolare nel periodo della permanenza in Egitto (23.1.1950).

< precedente

indice di
"Rosario ed Eucaristia"

prossima >


Con approvazione ecclesiastica
Testi tratti da: Madre Maria Costanza Zauli, Rosario ed Eucaristia, Roma: Città Nuova, 1995/3, e da altri appunti pro manuscripto

Ancelle Adoratrici del SS. Sacramento - Via Murri, 70 - 40137 Bologna - tel 051-62.36.792

Pagina principale

Mappa del sito