Serva di Dio
MADRE MARIA COSTANZA ZAULI
ROSARIO ED EUCARISTIA
contemplazioni sui misteri
*


La Madona mi ha fatto comprendere
che ogni anima eucaristica
deve riflettere in sé
le impronte dei Misteri del Rosario


La Madonna di San Luca, patrona di Bologna,
venerata nell'omonimo santuario



Misteri della Gioia

3° Mistero Gaudioso

Il Salvatore nasce a Betlemme

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirino. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia dì Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.

(Lc 2, 1-7)

1.

Quando venne l'ordine del censimento, Giuseppe provò una grande pena: non osava neppure significare a Maria quell'ordine inopportuno, intuendo il disagio al quale sarebbe stata esposta. Ma Lei, in quella circostanza, non fece che rinnovare il suo atto di abbandono, la sua incondizionata offerta e, senza esagerare le difficoltà, si mostrò prontissima ad obbedire, nonostante tutto.
La sua sofferenza fu grande per la trepidazione del Tesoro che portava e che sentiva in pericolo. La sua giovinezza, il suo verginale riserbo la facevano temere, e Giuseppe preferiva le strade meno battute per meglio custodirla. Era tanto bella che al solo vederla attraeva irresistibilmente.
La sofferenza divenne più acutamente sentita quando, arrivati sull'imbrunire a Betlemme, ebbero negli alberghi e dai privati nient'altro che il più freddo rifiuto dell'ospitalità che umilmente chiedevano.
Nessun lamento o rancore, ma un'intensificata supplica e un rinnovato atto di abbandono nella divina Provvidenza.
Quale prova! Occorreva la fede magnanima di Maria per continuare a credere nelle divine promesse...
Il rifugio ove dovettero riparare era una povera grotta naturalmente incavata nella roccia come ve n'erano tante attorno alla cittadina, che serviva per ripararvi il bestiame sorpreso dalle intemperie. Antri senza riparo, con varie aperture, per le quali ognuno che passasse poteva entrare.
In quello ove si rifugiarono i santi sposi ve n'erano quattro di entrate. La Madonna si mise nell'angolo più appartato, ma in condizioni quanto mai disagiate.
Adorando le divine permissioni, s'immerse nella più intensa preghiera fino ad entrare in intimissima comunicazione con Dio. In quel contatto si sentì come fondere sotto l'ardore consumante della divina Carità. Quell'avvertimento la fece prostrare umilmente e rimanere nell'atteggiamento più raccolto, mentre Giuseppe si allontanò per lasciarla in maggiore libertà. Così, in quella solitudine, nella rigida notte, nel luogo più povero e disagiato del mondo, la Madre di Dio diede alla luce l'Unigenito del Padre.
Tutto avvenne seguendo l'ordine di una nascita umana, ma prodigiosamente Gesù uscì dal seno materno come dopo la Risurrezione uscirà dal sepolcro senza dissigillare la pietra tombale. La Madre sollevò l'infante sulle sue braccia per offrirlo al Padre celeste e in quel momento Giuseppe si accostò e, con umiltà quanto mai compresa e profonda, si prostrò adorando con la faccia a terra, rimanendo a lungo in quella muta adorazione. In quel momento innumerevoli schiere angeliche vennero ad adorare il Verbo del Padre fatto Bambino della Vergine, cantando in mirabile concento: «Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini del buon volere!».
Il particolare più attraente di questa scena toccante è stato per me l'atto di perfetta adorazione di Maria Santissima e di San Giuseppe: per esso parve che tutta la terra venisse irradiata dal compiacimento dell'Altissimo e rifiorisse in grazia come ai giorni dell'Eden.
Gesù è ora realmente presente nel Sacramento con quella stessa Umanità nella quale nella sua prima infanzia ricevette le adorazioni di Maria e di Giuseppe. Anche noi, come loro, possiamo adorarlo continuamente e vivere in ininterrotta comunione con Dio, intensificandola mediante l'adesione incondizionata a tutti i suoi voleri (18, 21, 26 dicembre 1950).

2.

In prossimità del Natale la Madonna era stata come assorta in un'estasi d'amore, e quanto era avvenuto intorno a Lei non aveva avuto la forza di toccarla.
La miracolosa nascita si era compiuta in quella sua estasi, e lo Spirito Santo, che aveva operato nell'Incarnazione, operò pure nella nascita, che coronò l'integrità verginale di Lei con la gloria della maternità divina.
Ed eccolo quel tenero Figlio, già nato! Quello che allora provò il cuore della divina Madre non è possibile scrutarlo... Per un brevissimo momento si è fissato al mio sguardo interiore un quadro d'ineffabile bellezza: Maria Santissima in adorazione del neonato Gesù.
Intanto la mia buona Madre mi comunicava qualcosa di quello che allora provò.
E suo cuore ardente d'inesprimibile carità riscaldò il Bimbo divino.
Innanzi a Lei, in atteggiamento che nessun sommo artista potrà mai ritrarci, stava, posto nella mangiatoia, poiché Maria non ebbe la forza di tenerselo stretto al cuore, sulla paglia (accomodata in maniera da formare un lettino) il Bambino, avvolto con povertà ma pure con proprietà, in fasce di candido lino. Da Lui pareva raggiare uno splendore che andava ad espandersi all'intorno.
Come primo effetto della sua venuta sulla terra, Gesù diffuse una soavità dolcissima.
La Redenzione avrebbe ridonato all'uomo quella soavità che il peccato aveva bandito dal suo cuore.
Soavità che è quasi il profumo dell'amore e della pace; soavità che porta a riposare in Dio, nella sua paterna bontà ed è via al gaudio.
Vorrei tradurre in qualche modo l'onda della soavità che il Neonato volse sulla Madre sua nel primo sguardo che si scambiarono...
La Madonna mi ha particolarmente fermata a questo, dicendomi di aver ben compreso allora come il suo Figlio divino le chiedesse un costante splendore di soavità.
Come tutti i piccoli, Gesù nella sua infanzia spandeva soavità quasi a segno della pace divina che - per Lui - sarebbe stata assicurata fra gli uomini e Dio.
Questa soavità Gesù la vuole trovare piena nell'anima eucaristica. Senza soavità non vi potrebbe essere pienezza di grazia e soltanto se, superando ogni effetto di orgoglio, l'anima saprà conservare la soave pace nel proprio intimo, potrà aumentare in perfezione e in grazia.
Accogliamo questo profondo insegnamento quale frutto di primizia del Mistero della Natività (26.12.1941).

3.

Parla Maria: «Appena il divin Figlio apparve alla luce dei tempo, mi sentii investita del mio compito di adoratrice; e come primo atto innanzi al Bambino che giaceva nella mangiatoia sotto i miei occhi, mi sprofondai nell'adorazione al Padre.
Fino a quel momento non avevo avuto niente da poter offrire all'infinita maestà dell'Altissimo, ma ora potevo offrirgli il Figlio delle sue predilezioni, annientato nell'impotenza dell'infanzia, e, con lo stesso palpito del piccolo cuore divino, adorare il Padre.
Quale immenso favore poter entrare in comunione con Dio mediante l'adorazione!
Voi potete presentare di continuo al Padre il Figlio suo annientato nel Sacramento e valervi della sua adorazione, della sua impetrazione, del suo rendimento di grazie.
Meditando sulla vita della Madre vostra, sappiate che prevalentemente passò in un mare di sofferenza.
Fra i privilegi dei quali venni favorita, ritenni il più prezioso di tutti quello che mi volle associata all'immolazione di Gesù. Durante la sua infanzia, quante volte mi offrii a precedere i suoi passi nella riparazione!
Intesi bene i sapientissimi disegni del Padre allorché ci sorprese l'ordine delle autorità civili che obbligavano (in un momento tanto inopportuno per me) il viaggio a Betlemme.
Li approfondii ancor meglio quando l'inospitalità degli abitanti della cittadina ci costrinse a riparare in una squallida grotta, dove non avrei potuto offrire come prima culla al Re dei re che una rozza mangiatoia...
Ma l'Altissimo era con me per sostenermi; e quanto operò la sua onnipotenza in quella notte santa! (9.12.1943).
Io miravo rapita l'infinito amore che si donava alle sue povere creature, così come potete fare voi innanzi al Santissimo Sacramento.
E la Santa Comunione quotidiana non rende forse per ognuno di voi realtà dolcissima l'estasi d'amore della Madre di Dio?
Alla luce del Natale, approfondite la comprensione della preziosità del Dono che l'infinita liberalità del Signore vi offre, dandosi e rimanendo perennemente con voi nel Sacramento del suo amore» (24.12.1942).

Mistero connesso coi 3° Gaudioso
L'adorazione dei Magi

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme... Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono.

(Mt 2, 1.11)

Mi è parso assistere in persona all'arrivo dei Magi.
Quanto furono favoriti quei grandi! Quale abbondante ricchezza di grazia ricambiò la loro generosa docilità al tacito invito della stella prodigiosa!
Ho notato una differenza molto spiccata nel contegno tenuto da Maria coi semplici pastori e gli altri adoratori accorsi alla grotta da quello assunto con i Magi.
Era la sapientissima condotta di Dio con le diverse anime che cosìrichiedeva, e la Madonna che, unitamente alla Maternità divina, era stata investita di una maternità universale, sentiva di dover seguire il passo di questi figli che, nella Gentilità, avrebbero diffuso la conoscenza del vero Dio, preparandogli quel popolo che avrebbe ereditata la promessa.
Inoltre, come s'interpreta pure dai Padri, nei Magi che seguono docili la stella, abbandonando le loro terre per prostrarsi a rendere omaggio al Re dei re, Maria avrà visto raffigurate tutte quelle creature che Iddio, per un decreto di eterno amore, riserva unicamente per sé.
I Magi apparivano nello sfarzo di ricchi abbigliamenti, con numeroso seguito e preziosi doni. Ma, per quanto la prodigiosa stella li avesse fatti presaghi di quanto li attendeva, quello che videro ed appresero superò di gran lunga la loro aspettativa.
La Madonna, in quella circostanza, parve compiacersi di farsi vedere in quella grandezza, maestà e bellezza di grazia che il Padre le aveva conferito per farne la degna Madre di Dio. Come si legge di Giuditta, che il Signore le aggiunse splendore, così si sarebbe potuto dire di Lei.
Le sue fattezze che, pur perfette in ogni linea, erano solitamente velate da un modestissimo atteggiamento di profonda umiltà, presero un rilievo di luce ed espressero una bellezza da non avere confronti quaggiù.
Eretta come una regina in trono, sorridente e con un'amabilità nello sguardo e nel sorriso da rimanerne presi al solo mirarla. L'incanto di quella mai vista bellezza portava in alto, al cielo, perché troppo chiaramente rifletteva le perfezioni infinite di Dio, del quale era indubbiamente il magnifico Capolavoro.
E la Madonna, che reggeva sulle ginocchia con dignità sovrana il piccolo Figlio, da Lui fu fatta trasmettitrice a quelle fortunate anime di una effusione di grazia illuminante e trasformante, tale da dare la comprensione del piano della Redenzione, tanto che i Magi non sentirono la necessità di fare alcuna domanda in proposito e passarono dalla più convinta adorazione al Figlio di Dio incarnato e di venerazione alla divina Madre, alla più sublime contemplazione. Cosi rimasero: assorti, rapiti, interiormente trasformati, ricolmi del gaudio di Dio, intenti alle Verità che venivano apprendendo, guardando Gesti e Maria, che li penetravano con lo sguardo fino alle più profonde fibre dell'essere e che continuarono a sentire su di sé anche quando, per l'annuncio che ricevettero, furono costretti a un sollecito rimpatrio.
La forza di quella straordinaria azione di grazia continuò a dominarli in maniera che, durante il lungo cammino di ritorno, non si dissero l'un l'altro neppure una parola. Non avrebbero potuto né saputo parlare...
Più tardi si faranno instancabili apostoli, e la Madonna non mancherà di seguirne maternamente i passi.
Questa illuminazione mi ha fatto ammirare la sapienza della condotta di Dio con le anime e la bontà condiscendente di Maria coi suoi figli di adozione.
Sono rimasta, poi, rapita dalla bellezza di Lei: era tanto at traente quella bellezza, da rendere impossibile ogni rilievo sul misero luogo ove alloggiava la sacra Famiglia e su ogni altro particolare... La grandezza della Madre di Dio non deriva tanto dai Privilegi ricevuti gratuitamente dall'Altissimo, quanto dalla sua fedelissima, eroica corrispondenza alla grazia e dall'esercizio costante di tutte le virtù nelle circostanze più ardue (13.1.1949).

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Con approvazione ecclesiastica
Testi tratti da: Madre Maria Costanza Zauli, Rosario ed Eucaristia, Roma: Città Nuova, 1995/3, e da altri appunti pro manuscripto

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