Serva di Dio
MADRE MARIA COSTANZA ZAULI
ROSARIO ED EUCARISTIA
contemplazioni sui misteri
*


La Madona mi ha fatto comprendere
che ogni anima eucaristica
deve riflettere in sé
le impronte dei Misteri del Rosario


La Madonna di San Luca, patrona di Bologna,
venerata nell'omonimo santuario


4° Mistero della Gloria

Maria viene assunta in Cielo

L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e santo è il suo nome.
(Lc 1, 46-49)

1.

Dopo l'Ascensione la divina Madre senti molto la mancanza della presenza visibile del Figlio, nonostante lo ritrovasse nell'Eucaristia e lo portasse in sé.
Tutto il suo essere anelava all'amplesso eterno, e fu la vivezza di un tale desiderio che fini con lo spezzare i legami che ancora la trattenevano quaggiú.
Anche l'anima nostra trova nel Santissimo Sacramento il suo Dio, che vorrebbe continuamente adorare; e più ne sente la presenza e gode delle finezze del suo amore, più ardentemente brama d'incontrarsi faccia a faccia con Lui, di vederlo tale quale Egli è e di stringersi a Lui per sempre.
Oh, fosse anche per noi, come per Maria, la forza dell'amore quella che taglierà i legami che c'incatenano alla terra! (5.9.1946).
Nell'ultimo periodo della sua preziosa esistenza, si andò sempre più perfezionando nella Vergine l'unione, l'immedesimazione alla vita divina.
Gli ultimi nove giorni furono l'immediata preparazione alla sua dipartita, e l'amorosissimo Figlio ve la dispose con tutte le finezze del suo filiale amore.
L'umilissima Madre trepidava al pensiero dell'incontro dell'Altissimo nell'eternità, e il Figlio venne a rassicurarla dicendole che non aveva che a conservarsi nelle disposizioni dell'Annunciazione, ripetendo ancora il suo: «Ecco l'ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola» per quanto si sarebbe operato in Lei nel passaggio dall'esilio alla Patria, promettendole che sarebbe venuto Lui a sostenerla in quell'ora e che l'avrebbe accompagnata al Padre suo. Intanto le andava esprimendo l'incontenibile desiderio di averla presto nella gloria, e come fosse attesa e bramata dalla Trinità Santissima e dall'intera Corte celeste.
Tutto le svelava di quanto e di come si sarebbe svolta la consumazione dell'olocausto e la suprema glorificazione di Lei.
Ma su quest'ultima ascesa trionfale, simile a quella del Figlio, Ella non tratteneva il pensiero, impegnata com'era nel disporsi alla morte (6.8.1951).

2.

La Madonna mi ha fatto conoscere con tutta chiarezza che Ella pure realmente mori, com'era morto Gesù, non per effetto di malattia, ma per impeto di amore, il che non esclude la sofferenza, perché certe operazioni divine sulla creatura ancora imprigionata nell'involucro mortale, mentre deliziano le potenze spirituali, logorano e consumano il fisico mettendolo in un vero spasimo.
È il vero olocausto che supera ogni altro martirio.
Si consumò in odore di soavità quello di Maria, per la generosità con la quale seppe offrire a Dio la sua consumazione.
Non è possibile intuire quello che passò nell'anima della Madre di Dio nell'immediata vigilia del suo benedetto transito e della sua Assunzione al Cielo...
L'ardore della Divina Carità andava crescendo in Lei in maniera incontenibile. L'alabastro prezioso stava per spezzarsi ed esalare fino al Trono di Dio il profumo del suo purissimo unguento.
Maria, dopo aver indossato quanto aveva di migliore per il rito delle nozze celesti, si dispose da sola nel suo umile giaciglio e, calma e serena, attese l'ultima visita del suo Gesù che, come aveva promesso, sarebbe venuto a prenderla (6.8.1951).
Maria Santissima era già morta col Figlio (misticamente, sul Calvario); ma dopo averlo visto ascendere al Cielo senza di Lei, era rimasta nell'attesa di poterlo seguire, acquietando l'intensità del desiderio nell'adesione al beneplacito di Dio; ma ora la forza stessa della Volontà divina l'attraeva. Con una operazione di Divina Carità che non conosce l'eguale, gli ardori del Fuoco celeste sfogarono la loro veemenza su di Lei, che vi si era abbandonata, felice di venire finalmente consumata in olocausto d'amore al suo Dio. Sentitissima la sofferenza, ma insieme allo spasimo e in misura eccedente tanto da sommergerlo, era l'intimo gaudio per l'appagamento delle brame del cuore, che deliziosamente fruiva già del possesso del suo amato Gesù.
Il Figlio, come aveva ottenuto alla Madre, in previsione dei suoi meriti, il privilegio della Concezione immacolata, così ora, per l'applicazione dei meriti della sua amarissima Passione, otteneva a Lei un trapasso singolarmente sereno e soave.
Dall'altissima contemplazione della Divinità, che pareva lasciar cadere ogni velo di mistero, all'estasi, e da questa, all'immersione totale in Dio che, al principio di una vita umana, sostituiva quello della Vita divina.
La parola non può rendere l'intuizione che ne ho avuta... La Madonna, tanto condiscendente e buona, ha voluto per un attimo farmi sperimentare quello che sperimentò l'anima di Lei nel momento estremo. Mi sono trovata in una tale luce, in così splendida regione, in una così deliziosa immersione in Dio da non riuscire più ad adattarmi alle oscurità di questo esilio... (13.8.1951).
Era la stessa Vita trinitaria che coinvolgeva nella sua luce, nel suo ardore d'infinita Carità le potenze spirituali di Lei, e mentre le conferiva una sempre più attraente bellezza, più fortemente la stringeva nelle sue spire, consumandola... (9.8.1951).

3.

Non ero mai stata capace di pensare alla morte della Madonna, ed Ella stessa, ieri, giorno in cui si fa memoria del suo transito beato, mi diceva: «Non credere, figliola, che il mio passaggio sia stato accompagnato da quei sintomi che ordinariamente si riscontrano nella morte. L'ultimo periodo della mia vita terrena lo avevo trascorso in così stretta intimità col mio Dio, in tanta veemente accensione di Divina Carità che finalmente rimasi consumata da quelle fiamme.
E nell'istante supremo, mentre l'anima veniva favorita della più luminosa ed attraente manifestazione che l'Altissimo potesse darmi di sé, il fragile involucro umano rimase addormentato nel sonno di morte (14.8.1947).
Sai come devi pensarmi? Come una piccola nube di candore, una nube di neve che, investita dal candore del Sole eterno, finisce col dissolversi e, vaporando, si perde assorbita nella Fornace dell'Amore. Così è avvenuto il mio trapasso (9.8.1951).
Voi, continua la Madonna, non dovreste pensare con sgomento e terrore alla morte, perché - se sarete stati fedeli - quell'ultimo giorno sarà il più bello, quello della festa di nozze con lo Sposo, che verrà ad incontrarvi, accompagnato da me, che non mancherò di assistervi in quel punto.
Desidero che fin d'ora facciate assegnamento sul mio intervento materno».
La risurrezione della Madre di Dio fu tenuta gelosamente nascosta; nessuno avverti l'istante in cui avvenne. Fu per un meraviglioso spiegamento dell'onnipotenza divina, rapida nel suo agire come nel «fiat» della creazione.
Il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, rapiti di amore per la loro Figlia, Madre e Sposa, in un attimo infusero l'anima già beata di Maria nella salma immacolata, dopodiché Ella si sollevò in volo trionfale, accompagnata dagli Angeli osannanti, fino alle altezze del Trono di Dio, dal quale ricevette la massima glorificazione. Non è possibile immaginare la gloria che l'attendeva...
In Cielo, Maria è il paradiso della Trinità Santa, nel quale il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo prendono le loro compiacenze. Di quale potere è insignita questa gran Regina!
E tutto a vantaggio nostro.
Quale inestimabile dono ci ha fatto Iddio dandocela per Madre! (14.8.1947).

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Con approvazione ecclesiastica

Testi tratti da: Madre Maria Costanza Zauli, Rosario ed Eucaristia, Roma: Città Nuova, 1995/3, e da altri appunti pro manuscripto


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