Serva di Dio
MADRE MARIA COSTANZA ZAULI
ROSARIO ED EUCARISTIA
contemplazioni sui misteri
*


La Madona mi ha fatto comprendere
che ogni anima eucaristica
deve riflettere in sé
le impronte dei Misteri del Rosario


La Madonna di San Luca, patrona di Bologna,
venerata nell'omonimo santuario


5° Mistero Doloroso
Il Salvatore viene crocifisso e muore sulla croce

Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua sorte?
Sí; fu eliminato dalla terra dei viventi;
per l'iniquità del mio popolo fu messo a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza,
né vi fosse inganno sulla sua bocca.
 
(Is 53, 8-9)

1.

Gesù, ridotto tutto una piaga, tumefatto, irriconoscibile e pur sempre improntato a divina maestà; buono, remissivo, mite come un agnellino, si distende amorosamente sulla croce, mentre gli spietati carnefici lo stirano con violenza crudele fino a slogargli le giunture.
Non si può descrivere come rimanesse il suo corpo sotto quella tensione...
Poi lunghi e grossi chiodi vennero conficcati nelle sue mani e nei suoi piedi, mentre un sommesso ma distinto e pietosissimo lamento sfuggiva dalle labbra della Vittima Divina.
La croce con appeso Gesù, per colmo di disprezzo, venne rovesciata e lasciata cadere in una specie di fossa per ribattere la parte dei chiodi che sporgeva dietro; e questa caduta riuscì dolorosissima, tanto da provocare un più forte lamento quanto mai straziante per il cuore della Madre (3.4.1950).
(Dopo che la croce fu innalzata) Gesù pronunciò le sue ultime parole, nelle quali è come compendiata tutta la Passione nell'intensità della sofferenza e anche nei suoi effetti.
Il Salvatore volle esperimentare nella sua perfettissima umanità lo sfacelo della morte e il colmo dell'angoscia nell'abbandono del Padre.
Dopo la supplice invocazione: «Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito», espresse nel grido supremo l'anelito di un richiamo irresistibile per tutte le sue creature, in seguito al quale chinò il capo, abbandonandosi all'ultimo sonno. In quel punto l'Altissimo riaprì le braccia a tutti i redenti.
La Madonna, pur nell'intensità del suo dolore, gustò la grandiosità di quel trionfo con inesprimibile gratitudine (4.4.1949).
Uno dei fini della nostra vocazione è di riconoscere il valore reale della croce e di rendere la nostra vita di sacrificio generatrice di luce: spanderla col buon esempio attorno a noi, effonderla in torrenti di grazia sulla Chiesa, in fiumi di misericordia sul mondo. Il Signore vuole che seguiamo le orme della Madre sua che, nel colmo del dolore, seppe dare le note più calde e armoniose al suo Magnificai (16.9.1946).

2.

E al Calvario che la Madonna tocca il culmine della sua grandezza. Eretta, dignitosa, composta anche nel dolore, Ella dominava a tal punto la sua squisita sensibilità materna da non concedersi nessuno sfogo naturale.
E grande in tutti i suoi privilegi, ma lo splendore del suo martirio sotto la croce li supera tutti e tutti li arricchisce di nuovo pregio.
La Vergine Madre, accanto al cruento altare del Figlio, era circonfusa dalla luce del Padre e intimamente unita a Lui.
Mentre soffriva immensamente per lo strazio del cuore e per tutte le umiliazioni riservate alla madre di un condannato a morte, era interiormente concentrata per forza d'intensissimo amore nella più perfetta adesione a tutte le permissioni divine, non facendo che rinnovare all'Altissimo l'offerta di sé e del Figlio con la massima ampiezza di cuore.
L'immolazione non la lasciava oppressa, abbattuta, perché la chiara comprensione della preziosità e del fine del suo martirio la manteneva in quello slancio di dedizione che sconfinava nel gaudio. Il compiacimento del Padre per quell'eroica offerta l'avvolgeva di superno splendore.
La Regina dei Martiri riceveva la missione di una maternità universale.  Con quale fortezza la Madonna sostenne il suo martirio! Noi dovremmo imitare la sua generosità.
Senza il soccorso di Maria non potremmo mai giungere a tanto, ma con Lei diviene possibile quello che sembrerebbe impossibile, e - sorretti da Lei - si può giungere ad aderire con amore alla santissima volontà di Dio fino ad esperimentare il gaudio nel più forte della sofferenza (marzo 1946).
Il nostro quotidiano sacrificio nascosto, unito al Sacrificio eucaristico, impreziosito dai meriti del Sangue di Gesù, acquisterà una straordinaria efficacia d'impetrazione.
Noi cristiani, in tutte le manifestazioni della nostra vita, anche mediante le azioni più comuni, possiamo essere sempre nell'attività dell'offerta come se celebrassimo continuamente la nostra mistica Messa.  E così che potremo ottenere dal Divin Padre innumerevoli grazie, tanto più copiose quanto più saremo intimamente immedesimati a Gesù come la Madre sua (12.8.1946).

3.

Parla Gesù: «Quando, nella crocifissione, per il totale dissanguamento ebbi a soffrire una tormentosa sete, alla quale si uni quella più spasmodica dell'anima per l'abbandono del Padre, la Madre mia, presente ai piedi della croce, era straziata di non poter in alcun modo porgermi sollievo.
In silenzio ci scambiammo allora un lungo sguardo che diceva adesione alla divina Volontà.
Negli occhi di Lei splendeva una generosità di dedizione tanto grande che ne rimasi realmente dissetato e refrigerato.
Come a Betlemme, allo squallore della capanna aveva opposto il suo amore che la rese una reggia di splendore, così per l'ultimo mio sonno mi accolse e mi avvolse l'ardore della carità della Madre mia.  Ecco come vorrei essere ancora compreso, dissetato e amato  da voi!» (28.7.1941).
 
Parla Maria: «Il meditare frequentemente sui dolori di Gesù e sui miei basterebbe per trovare la forza di donarsi con piena generosità a tutte le esigenze della grazia e dell'amore di Dio.
Quando l'immacolato Agnello fu disteso sulla croce, vi si adagiò guardando sua Madre.
Da quel momento i suoi occhi cercarono sempre i miei, comunicandomi silenziosamente parole di vita.
Fra i nostri due cuori era una comprensione massima che li teneva indissolubilmente uniti.
Dovetti subire tutta la crocifissione del Figlio mio mantenendomi eretta accanto a Lui.
Quattro esseri inumani si gettarono violentemente sopra Gesù per fissarlo al tronco fatale; lo stirarono così che i nervi si rattrappirono, riducendo quel Corpo adorabile come un verme della terra. Non è possibile descrivere tutti i particolari di quella scena straziante...
Il Sangue preziosissimo scorreva a rivoli e veniva calpestato con disprezzo e indifferenza.
Lui mi guardava sempre dicendomi interiormente: "Quanto sono preziose le anime!". Quale dimenticanza di sé..., quale generoso amore!
Allorché la croce fu innalzata vi fu un attimo in cui ai nostri cuori balenò il compiacimento del Padre per la prossima riabilitazione del genere umano. Ma immediatamente segui l'abbandono e... prima del "consummatum est" Gesù sperimentò pure il dolore della separazione dalla Madre sua, che non vedeva più.
Il mio cuore di Madre sentiva irresistibilmente l'impulso di strappare dalle mani di quegli spietati carnefici il mio Figliolo..., ma lo sguardo di Lui mi ricordava la mia missione e mi dava la forza per rimanere ferma, pur risentendo tutti gli spasimi che andavano distruggendo quel Corpo immacolato, perfettissimo. Per ciascuna anima in particolare il mio Divin Figlio Gesù ha offerto al Padre un così abbondante riscatto» (24.8.1939).

La maternità universale di Maria

Mentre, ai piedi della croce assisteva all'agonia del Figlio, Maria Santissima venne intimamente associata alla suprema prova dell'abbandono.
Nell'istante in cui Gesù, rimettendo il suo spirito al Padre, chinò il capo alla morte, sull'anima e sul cuore di Maria venne a riversarsi come un torrente di luce l'immenso deposito delle ricchezze di grazia conquistate dal Figlio per la redenzione dell'intera umanità, della quale veniva ad essere costituita madre: vera madre della famiglia umana e di ciascuna anima in particolare.
E su ognuna avrebbe volte le sue sollecitudini materne come su un figlio unico.
Nel momento più solenne e più straziante per il suo cuore, Maria comprese l'onore che riceveva da quella maternità universale e conscia di tutta la responsabilità che veniva ad assumere, aderì con generosità piena al disegno divino; e il suo immenso dolore si disposò ineffabilmente al più perfetto gaudio.
Il purissimo amore che portava al suo Dio, la gelosia per la sua gloria accendevano in Lei una fiamma di zelo simile a quella che aveva consumato il cuore di Gesù, e sentendosi vera madre dei peccatori, si offri alla riparazione, intendendo fin d'allora di coprire col suo manto di candore, perché non ne restasse offeso il puro sguardo di Dio, la sua figliolanza ingrata e colpevole.
All'Altissimo niente può rimanere nascosto; eppure la carità della divina Madre lo placa, lo inclina al perdono e alla misericordia. È la Madonna che offre al Padre il Calice della perpetua offerta eucaristica del Figlio (alla quale va sempre unita quella delle sofferenze che dalle membra del Corpo Mistico vengono offerte in riparazione).
Questo necessario contributo sarà richiesto in particolare ai figli prediletti di Maria che generosamente si offrono a coadiuvarla nella sua grande missione.
Soltanto l'anima fedele e in tutto uniformata alla divina Volontà può venire adoperata a così alto fine.
La Madonna, per la conoscenza che ha del piano divino su ciascun'anima, si adopera maternamente per facilitare ad ognuna la più generosa e fedele corrispondenza.
Ella pure, come Gesù e con Gesù, è in continua perorazione per noi presso il Trono dell'Altissimo (6.5.1943).

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Con approvazione ecclesiastica
Testi tratti da: Madre Maria Costanza Zauli, Rosario ed Eucaristia, Roma: Città Nuova, 1995/3, e da altri appunti pro manuscripto

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