Serva di Dio
MADRE MARIA COSTANZA ZAULI
ROSARIO ED EUCARISTIA
contemplazioni sui misteri
*


La Madona mi ha fatto comprendere
che ogni anima eucaristica
deve riflettere in sé
le impronte dei Misteri del Rosario


La Madonna di San Luca, patrona di Bologna,
venerata nell'omonimo santuario


4° Mistero Doloroso
Il Salvatore porta la croce sulla via del Calvario 

Maltrattato,  si lasciò umiliare
e non  apri la sua bocca;
era come un agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non  apri la sua bocca.

(Is 53, 7)

1.

Per ben comprendere le disposizioni d'animo di Gesù e di Maria nella Passione, bisognerebbe poter misurare la perfezione del loro amore per il Padre e per le anime. In questa perfettissima carità è la chiave che ci apre il segreto della fusione del gaudio con la più tormentosa sofferenza (3.4.1950).
Durante la lunga e dolorosa Via Crucis, allorché s'incontrarono, Maria si prostrò a terra per meglio accostarsi a Gesù, caduto sotto l'enorme peso della croce, ma Egli ebbe per Lei un tratto si direbbe quasi severo, quale si riscontra nelle parole che già le aveva rivolte alle nozze di Cana.
Il monito di Gesù alle donne di Gerusalemme esprime il suo stato d'animo.  Anche alla Madre disse, in sostanza, così: «Non fermarti tanto a compiangere le mie sofferenze, lasciami nelle mani dei miei crocifissori, ai quali mi sono abbandonato per darmi al Padre al fine di soddisfare la sua giustizia e portare a compimento l'opera che mi ha affidata per la redenzione dei miei poveri fratelli. Non piangere tanto su di me, ma piuttosto sugli altri figli tuoi, dei quali sarai madre universale».
La Madonna comprese, e con generosità eroica, con assoluto distacco da sé, si unI alle intenzioni del Figlio.
Forse fu quello il momento culminante della loro Passione interiore, perché parve che qualche cosa di vivo venisse strappato dal cuore amantissimo di Maria.
A quale sublime perfezione di dedizione si elevava Colei che sarebbe stata la Regina dei Martiri e dei Santi!  E come seppe soddisfare il Figlio! (3.4.1950).
È l'amore che facilita le più ardue ascese! (6.12.1943).

2.

Alla Divina Madre costava più che la vita il Sacrificio del Figlio per il riscatto; eppure era tanto piena l'immedesimazione all'immensa carità del cuore divino per il Padre e per i fratelli da tramutarglielo in altissimo gaudio.
La bontà del Padre celeste era sempre più profondamente compresa, e Maria sentiva di essere sua figliola prediletta e immensamente amata; e per dare prova del suo amore per Lui era pronta a sacrificare quanto aveva di più caro: il suo Gesù.
Non si deve credere che questa conformità ai voleri di Dio scemasse la vivezza della sensibilità dell'amore materno di Maria, la quale avrebbe avuto, nei riguardi del Figlio, esigenze che nessun'altra madre mai potrà avere, perché nessun figlio, sia pure visto con gli occhi dell'amore, avrà mai le perfezioni che la Madonna riconosceva nel suo Gesù Uomo-Dio.
A ragione la Chiesa la saluta Regina dei Martiri, e non soltanto per l'ampiezza e la profondità del suo intimo martirio, ma anche perché seppe dominare regalmente la piena del dolore, conservandosi in un ordine interiore che refrigerò il cuore del Figlio morente e glorificò immensamente il Padre celeste.
Sempre, dai primi palpiti della vita terrena, ma particolarmente nell'ardua ascesa verso il Calvario, Gesù trovò nel cuore della Madre sua un riposo d'amore che addolciva ogni pena.
L'aveva continuamente vicina e se la teneva intimamente associata, cosI da ritrovare in Lei ad ogni momento l'eco fedele di tutti i suoi palpiti.
Ella mai lo abbandonò, ed ogni particella di sofferenza, ogni stilla del preziosissimo Sangue di Gesù offri al Padre perché ricadesse in effusione di grazia e di misericordia su tutte le anime.
Intuendo con quale ardore il Figlio anelasse all'intimità di amore con le sue anime, nei momenti di più acuto spasimo e di estenuante dissanguamento, ricordava a Lui le sue creature fedeli.
E certo che per ognuno di noi il Cuore divino ebbe un particolare palpito d'amore.
Non solo diede con bontà immensa tutto se stesso per conquistarci ma, avendo sperimentato la necessità che ha l'anima chiamata a condividere la sua missione di avere sempre a propria disposizione un cuore materno, volle donarci quanto aveva di più caro e prezioso: la Madre sua (14.3.1939). 

3.

Parla Gesù: «La mia sofferenza non potrà mai essere compresa a pieno, perché nessuno è in grado di misurare la gravità dell'offesa di Dio e chi è Dio.  Vedendo come l'uomo fosse incapace di riparare degnamente e quanto il Padre amantissimo desiderasse la salvezza dell'umanità, accettai di farmi io stesso "peccato" al fine di poterlo espiare, dando ad un tempo soddisfazione alla Giustizia e all'infinito Amore.
Dall'istante in cui, per il tradimento di Giuda, ero stato consegnato in mano a quelli che avevano già decretato la mia sorte, venne ad addensarsi sull'anima mia la procella del divino rigore. Compresi ciò che importava l'essermi fatto agli occhi di Dio vero "capro espiatorio" per i peccati di tutti...
Con infinito amore abbracciavo quello stato di abiezione come abbracciavo la croce per lo zelo geloso che mi divorava per la gloria del Padre mio.
Lo capivo di dargli con ciò la soddisfazione più gradita e di accumulare tesori per le anime (le quali si conquistano più con l'immolazione che con le esortazioni e le parole).
"Se il seme, gettato in terra, non muore, non produrrà il suo frutto!"» (15.3.1943).
«Ho voluto sorbire tutto l'amaro delle umane sofferenze per trasfondervi il mio gaudio. Se nel patire saprete tenervi uniti a me, gusterete il mio gaudio. Rimanete in me, e il vostro gaudio sarà perfetto. Amate e accettate il soffrire per mio amore, e mi darete il massimo compiacimento» (22.4.1943).
 
Parla Maria: «Le mie sofferenze raggiunsero la massima intensità dello spasimo quando (trovandomi tra la folla) in seguito all'ingiustissimo processo, sentii levarsi il grido tremendo: "crucifige, crucifige eum!".
Mi s'infisse nell'anima come una spada a doppio taglio che ad ogni incalzare del grido più a fondo mi feriva...» (19.9.1941).
«La mia sofferenza era preparazione e impetrazione.
Nel disegno divino, perché fino alla fine del tempo venissero universalmente applicati gli effetti salvifici della Redenzione, entravano anime chiamate a continuare - mediante la vita eucaristica - la Passione della Vittima Divina.     Siccome la creatura umana sente un'istintiva avversione al dolore, era necessario, per incoraggiare queste prescelte, che l'ardua via del Calvario e della totale immolazione venisse aperta e facilitata dal passo della Madre» (28.8.1941).

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Con approvazione ecclesiastica
Testi tratti da: Madre Maria Costanza Zauli, Rosario ed Eucaristia, Roma: Città Nuova, 1995/3, e da altri appunti pro manuscripto

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