Serva di Dio
MADRE MARIA COSTANZA ZAULI
ROSARIO ED EUCARISTIA
contemplazioni sui misteri
*


La Madona mi ha fatto comprendere
che ogni anima eucaristica
deve riflettere in sé
le impronte dei Misteri del Rosario


La Madonna di San Luca, patrona di Bologna,
venerata nell'omonimo santuario



Misteri della Gioia

5° Mistero Gaudioso

Il ritrovamento di Gesù
fra i dottori del tempio
e la vita nascosta a Nazaret

I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo rimasero stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto cosfi? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose: «PercHé mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero le sue parole.
Partí dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

(Lc 2, 41-52)

1.

La Madonna è stata la prima vera adoratrice in spirito e verità. Nessun'altra creatura potrà mai essere in grado di rendere all'Altissimo omaggio gradito quanto il suo, perché nessuno potrà avere di Dio la conoscenza che ne aveva Lei, né amarlo come Ella lo amava.
Data l'intimità dei suoi rapporti con Dio ritenevo che niente le dovesse rimanere oscuro, specie nei riguardi del Figlio, ma mi sono dovuta persuadere che, pur tanto illuminata sullo svolgimento del piano della Redenzione e sulle diverse fasi di esso, non tutto le fu manifestato, e ciò perché avesse modo di esercitare con più merito la fede.
L'angoscia più profondamente sentita dal suo cuore fu quella sperimentata nello smarrimento del Fanciullo Gesù, rimasto all'insaputa dei suoi nel tempio di Gerusalemme fra i dottori della Legge.
A proposito dell'accaduto, Ella, nella sua profonda umiltà, riconosce una mancanza di attenta vigilanza sul Figlio affidato alle sue cure.
Pur sollevandosi alle permissioni del Padre, Maria temeva di aver provocato quel passo del suo Gesù e, trepidando dei pericoli ai quali poteva essere esposto, si sentiva spezzare dal dolore. Le pareva di vederlo già in mano ai nemici, lo pensava privo del necessario, abbandonato, solo per la prima volta e a quell'età. E per tre giorni si prolungò quel martirio, in certo senso ancor più crudo di quello che ebbe a sostenere sotto la Croce.
Le nostre pene, anche più acerbe, sono un niente a confronto di quanto ha sofferto la Madonna.
Nel più forte della prova, più intensamente ed umilmente Ella adorava la condotta misteriosa del Padre (8.1.1951).

2.

Dopo aver ritrovato il Fanciullo divino, Maria andava meditando la risposta di Lui: «Perché mi cercavate? Non sapevate che devo occuparmi delle cose che riguardano il Padre mio?
In quel punto l'anima di Lei venne elevata in altissima contemplazione e unione col Padre: disposizione che andò perfezionandosi negli anni che Gesù trascorse ancora nel nascondimento della casa nazarena.
In quel periodo avrei notato una notevole differenza dai precedenti quando Gesù, prima bambino, poi fanciullo richiedeva una continua assistenza materna.
Ora parevano invertite le parti.
Era Gesù che, immerso com'era nella Divinità, con l'anima a contatto diretto col Verbo, trasmetteva alla Madre sua la Divina Sapienza nella misura nella quale era capace di accoglierla. Molto le diceva con le parole, ma assai più con lo sguardo e con un silenzio che era come uno splendore nel quale si poteva leggere più chiaramente che in un volume scritto.
Gesù non aveva segreti per la Madre, e tutto quello che commuoveva il suo cuore o che impressionava la sua sensibilità, con filiale confidenza riversava in Lei, sicuro di trovare in quella meravigliosa Creatura, data a Lui dal Padre, comprensione e armoniosissima affinità di palpiti.
Quegli anni nazareni furono la solidissima base per l'edificio di quella vita di perfezione che si sarebbe poi vissuta nella Chiesa.
Gesù andava compiendo nella Madre e in Giuseppe un mirabile lavoro che veniva corrisposto con una fedeltà che lo compiaceva ineffabilmente.
Non è possibile esprimere quello che si trasmettevano anche con un solo sguardo Gesù e Maria.
Li ho visti in reciproca ammirazione; e avevano ben ragione di esserlo!
Chi potrebbe fedelmente dipingere la figura del bellissimo adolescente? Quale armonia di linee, quale perfezione, che dignità! Tutto in Lui esprimeva ognor più perfettamente il divino; e la sola sua presenza operava sulle anime in maniera simile a quella dei Sacramenti. Mirabile vita di comunione quella di Nazaret: un vero paradiso in terra! (3.3.1949).
Quella familiare intimità, attraverso i Misteri eucaristici, sarebbe stata poi dolce realtà per gli uomini fino alla fine dei tempi.
Gli adoratori del Santissimo Sacramento nulla hanno da invidiare alla Santa Famiglia di Nazaret! (24.2.1949).
Ad essi il Divin Padre ha affidato lo stesso Tesoro che affidò a Maria da custodire ed adorare. La loro vita è tanto simile a quella della Madonna in quei trent'anni (14.6.1948).

3.

Parla Gesù: «Nessuno potrà mai comprendere pienamente quello che mia Madre e il mio amato Padre putativo ebbero a soffrire nei tre giorni di ansiosa attesa, mentre io ero rimasto nel tempio di Gerusalemme. Per farsene un'idea e chiarire almeno i contorni del dolore del cuore della Madre mia, bisogna considerare come Ella avesse la conoscenza di questi tre punti: 1) che il Figlio formato in Lei dallo Spirito Santo era il suo Dio; 2) la conoscenza dell'ingratitudine dell'umanità, per la salvezza della quale mi ero voluto rivestire di carne per potere, con la morte, pagare il debito da essa contratto con la Divina Giustizia. Sarebbe bastato questo per far morire di dolore la dolcissima Madre mia; 3) la sua materna missione di Corredentrice, di vittima con me, per la quale sentiva di dover tutto sacrificare, fino le gioie materne.
Mentre ancora mi portava in grembo, trepidava per il momento in cui avrebbe dovuto separarsi dalla sua creatura, e mentre mi nutriva, lo stesso accrescersi della mia vita fisica lo considerava in ordine all'appressarsi della mia immolazione. Ogni istante di tempo misurava un più acuto dolore.
Questa sofferenza che non potrà mai essere a pieno compresa, venne sostenuta con una fortezza d'animo veramente adamantina, regalmente, con gaudio, così da darmi il massimo compiacimento.
Per generosità di amore non si permise neppure di lasciar trasparire a Giuseppe il suo intimo martirio.
Come desidero che le anime eucaristiche sappiano - ad imitazione della Madre mia - custodire gelosamente il mio dono di sofferenza, mostrandolo soltanto a Colei che ho dato loro per Madre!
Se faccio conoscere questi segreti è appunto perché bramo anime della tempra della Madre mia, fedeli riflessi di Lei.
Non potrete compiere fruttuosamente la vostra missione di adoratori finché non saprete calcare la via dolorosa cantando e col gaudio nel cuore» (16.10.1939).

Parla Maria: «Lo smarrimento di Gesù fu per il mio cuore uno dei dolori píù acutamente sentiti.
Il Divin Padre mi aveva affidato il suo Tesoro, ed io non avevo saputo custodirlo... Come avevo potuto rimanere tranquilla supponendo che fosse in compagnia di Giuseppe? Come non avevo immediatamente, alla prima tappa del viaggio, fatto ricerca di Lui?
La mia umana fragilità mi aveva velata e giustamente avevo motivo di rimproverarmi un'infedeltà al mio primo dovere materno.
Non mi abbandonai al dolore: accettai l'espiazione adorando le permissioni di Dio e prestandomi anche in questa prova al compimento dei divini disegni, offrendo per le anime, per aiutarle nelle difficoltà del loro cammino.
La meditazione di questo Mistero dovrebbe divenire sostegno per voi nei momenti di prova» (20.11.1941).

Morte di San Giuseppe

Soavissimo, ricco di deliziosi particolari il periodo della vita della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe in Nazaret.
L'Adolescente, che andava gradatamente manifestando i suoi tesori di sapienza e di grazia unitamente alle perfezioni del suo fisico; la sempre più intima fusione di anime fra la Madre e il Figlio; la modesta ma pur luminosa santità di San Giuseppe: tutto è soggetto di salutari riflessioni.
Quale carità regnava in quella benedetta e santa Casa!
Ho potuto vedere e conoscere come avvenne la morte del diletto Padre putativo.
Fu preceduta da una specie di languore che finì per immobilizzarlo nel suo lettuccio e che durò poco più di due mesi. Non per effetto di decrepitezza, perché non corrisponde alla verità l'ipotesi della molto avanzata età di San Giuseppe: direi che non avesse oltrepassata la cinquantina quando morì.
Lui pure era alto, ben formato, dai lineamenti fini e distinti; e la sua malattia fu probabilmente causata da veemenza di amore divino.
Gestù e la Madonna lo assistettero con premura e gli erano sempre attorno per prodigargli le cure più delicate.
Il Figlio divino, pur dovendo sostituirlo nei lavori, trovava il tempo per intrattenersi a lungo al suo capezzale.
Il santo Custode era rimasto, per la certa previsione della prossima morte, quasi avvolto da un alone di tristezza, sapendo non essere ancora aperte le porte del Cielo e di dovere forse attendere a lungo in un luogo ove l'attesa avrebbe costituito per lui una vera pena.
L'amorosissimo Figlio comprese questa giusta angoscia e, quando vide prossima l'ora del trapasso, portandosi accanto al modesto trapunto dove agonizzava quell'essere tanto amato, Gesù, preso da sentitissima emozione, sollevò gli occhi in alto entrando in più intimo colloquio col Divin Padre per raccomandargli lo spirito di Giuseppe e, ricordandogli la fedeltà, la generosità con la quale aveva atteso al suo delicato compito e a tutto quello che aveva fatto per Lui e per la Madre sua, chiese un raggio del Sole della Divinità che avesse sottratto quell'anima eletta dalla pena che si soffriva nel Limbo.
Intanto, per tranquillizzare il morente, Gesù gli confidò prossimo il compimento della redenzione, promettendogli che sarebbe venuto presto a liberarlo e a portarlo con sé in paradiso.
Con quale trasporto d'incontenibile gioia Giuseppe accolse questa promessa!
Progredendo il generale esaurimento, Giuseppe si spense dolcemente, dopo aver chiesto umilmente perdono ai suoi cari che l'assistevano immersi nella più sentita amarezza.
Fu un vero lutto, un sentitissimo dolore per Gesù e per Maria; e piansero in quella circostanza, pur adorando le divine permissioni. I pietosi servigi alla salma furono resi da Gesù con estrema riverenza e delicatezza; e anche alla sepoltura pensò Lui, avendo provveduto all'uopo un decoroso sepolcro.
Seguendo gli usi locali e le prescrizioni della legge si procedé all'inumazione della salma.
Avrei notato che gli abiti di Gesù e Maria, come pure i loro atteggiamenti, esprimevano lutto e dolore, e che soltanto qualche giorno dopo furono riprese in casa le consuete occupazioni e il normale svolgersi della vita.
Quando Madre e Figlio si ritrovarono soli, sperimentarono il desolante vuoto che lascia la morte... e prepararono l'animo a un ancor più profondo e doloroso distacco, sapendo prossima l'ora di un non lontano sanguinoso epilogo dell'immolazione redentrice. Gesù, negli ultimi tre mesi che trascorse nella vita nascosta, prima di dare principio alla sua grande missione, volle prevenire la Madre sua di quanto lo attendeva, perché era nella volontà del Padre che Ella pure desse un consenso pieno all'accettazione dell'amarissimo calice.
La dispose dandole una così alta conoscenza di Dio da trarla spontaneamente e gaudiosamente ad aderire al sanguinoso piano del grande Riscatto (31.8.1950).

Distacco per la vita pubblica

Ieri sentivo la voce di Gesù ripetere: «Uno solo conosce il Padre!». Con queste parole, il Divino Maestro si congedò dalla Madre sua prima di darsi alla vita pubblica.
Mentre Ella lo accompagnava fino alla porta, guardandola, le diceva con accento intraducibile: «Uno solo conosce il Padre come il Padre conosce il Figlio!», e Maria, intendendo che soltanto il suo Gesù godeva di questa conoscenza, sorrideva a Lui con tutto il suo materno amore, in forza del quale penetrava in parte nell'estensione di quella conoscenza.
Ella intuiva le esigenze paterne che il Figliolo si accingeva a soddisfare in pieno, ed era un cuore solo con Lui nell'accettazione e nell'offerta.
Fece per prostrarsi, ma Gesù prontamente la rialzò prendendola per le mani, mentre dall'alto il Padre volle esprimere il suo compiacimento dando di sé una tale irradiazione di superna luce da sollevare l'anima di Maria fino a Lui. In quello splendore, il Figlio la lasciò, ed appena varcata la soglia di quella benedetta dimora, il suo cuore sensibilissimo volle sentire al nostro modo umano tutta l'amarezza del distacco e lo sgomento della solitudine che l'avvolgeva, sentendo il bisogno di ricercare l'intimità col Padre nella preghiera.
La Vergine Santissima, dopo aver pregato a lungo, si prostrò per ritrovare le sue energie in una più intensa adorazione.
Pur riportando e custodendo il tesoro di grazie ricevute in deposito, riprese il suo posto di umilissima creatura, compresa del compito che doveva assolvere quale Corredentrice.
Ormai la sofferenza più lacerante sarebbe stata la sua porzione, ma il miraggio della gloria del Padre e della salvezza delle anime non avrebbe interrotto il suo cantico di amore a Dio.
Il Divino Maestro, facendoci conoscere le disposizioni interiori sue e della Madre, lo fa per portarci all'imitazione e alla conformità ai Modelli che ci propone (6.10.1950).

Mistero connesso col 5° Gaudioso
Le nozze di Cana

In quel tempo ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i . suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Cbe ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».
Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua la giare»; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Gliene portarono. E come ebbe assaggiata l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

(Gv 2, 1-12)

1.

Mi ha impressionato quanto la Madonna mi ha confidato sulle sue sofferenze nel periodo della vita pubblica di Gesù. Quello fu forse il più oscuro e tormentoso per il cuore di Lei.
Al principio lo schiarì un lembo di radiosa serenità: l'incontro alle nozze di Cana.
Qui, contrariamente alla legge che il Divino Maestro si era imposta, fu proprio Lui a volere presente la Madre, e lo fece per motivi altissimi riguardanti la gloria del Padre e i salutari ammaestramenti che ne avrebbero tratti i cristiani.
Molte volte avevo notato questa bella pagina evangelica, ma ora una nuova luce me ne ha scoperto il segreto.
Alla timida proposta di Maria che, accortasi della scarsità del vino, chiedeva al Figlio il suo intervento con certezza di fede nella sua onnipotenza, Gesù per provarla diede una risposta che sembrerebbe dura e negativa.
Ma Ella, senza turbarsi, si rivolse al Padre, il quale fu prontissimo a significare il suo assenso, il suo compiacimento, avvolgendola in uno splendore che in quel momento sembrava superare quello irradiato sul Figlio.
Gesù sentì la forza del comando paterno insieme alla domanda della Madre, che splendeva in tutta la potenza della sua intercessione, e, pieno di amore e di ammirazione per Lei, lasciò che le fosse riconosciuto il potere di anticipare l'Ora dei suoi miracoli.
I convitati, occupati di ben altre cose, niente avvertirono di quanto di sublime avveniva in quell'ora di glorificazione per Gesù e Maria. Tacitamente essi s'intesero in un ardore di reciproco sentitissimo amore.
Questo nuovo incontro con la Divina Paternità ebbe per la Santissima Vergine una particolarissima impronta. L'Altissimo, prima di sottoporla alla prova suprema, gliene fece pregustare i frutti, volendo farle intendere come fosse l'arbitra del suo cuore, l'onnipotenza supplice, la primogenita figlia, la più teneramente amata, Colei che avrebbero proclamata «beata» tutte le generazioni. Uno dei motivi per i quali Maria fu presente al compimento del primo miracolo di Gesù fu perché da un cuore amante salisse a Dio un rendimento di grazie tale da riparare l'ingratitudine dei beneficati dalla bontà del misericordioso Salvatore (26.10.1950).

2.

Dopo l'illuminazione sulle nozze di Cana ho osato chiedere a Maria la spiegazione di quelle parole dettele da Gesù, sulle quali tanto si discute dando ad esse un'interpretazione che non mi ha mai convinta.
Ella mi ha risposto che in quella frase del suo Gesù: «Donna, che vi è tra me e te? La mia ora non è ancora venuta», vi era una delicatezza del Figlio per Lei, quasi le dicesse, conoscendo gli intimi rapporti che la Madre aveva col Padre suo: «Non a me devi rivolgerti; bensì al Padre, perché è soltanto da Lui che deve venirmi il cenno per queste operazioni».
«E, continua la Madonna, nella finezza del suo filiale amore vi era la volontà di lasciare a me l'onore di precederlo in questo passo glorioso e il desiderio che gliene trasmettessi il comando perché fosse palese la sua dipendenza dalla Madre. Non per sé, ma per far comprendere a tutti i redenti quale via avrebbero dovuto tenere per ricevere le grazie dell'Altissimo».
In quale luce ho visto risplendere questa consolantissima verità della mediazione universale di Maria Santissima!
Proprio tutte le grazie che si concedono agli uomini passano attraverso di Lei, e poiché la mutazione dell'acqua in vino veniva richiesta in favore nostro, così Gesù volle si dovesse quel miracolo alla supplica di Lei.
La Madonna tanto più concede quanto più è invocata, e vuole che il nostro ricorso a Lei sia continuo e fiducioso (30.10.1950).

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Con approvazione ecclesiastica
Testi tratti da: Madre Maria Costanza Zauli, Rosario ed Eucaristia, Roma: Città Nuova, 1995/3, e da altri appunti pro manuscripto

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